Napoli e Rio, incontro jazz sul Vesuvio

Maria Pia De Vito
Maria Pia De Vito
di Federico Vacalebre
Sabato 29 Agosto 2015, 18:58
3 Minuti di Lettura
Vent'anni sono tanti, soprattutto per un festival jazz, soprattutto in Campania, terra dove basta un ribaltone elettorale per cancellare la più blasonata ed applaudita delle kermesse. «Pomigliano jazz», ormai allargato a quasi una decina di comuni, per fortuna resiste e apre il suo cartellone concertistico - due settimane in location d'eccezione con progetti mirati e declinati nell'ormai immancabile cornice enogastronomica - stasera con lo svedese Bobo Stenson in trio con Anders Jormin e Jon Fält al Palazzo Mediceo di Ottaviano (ingresso libero). Ma l'attesa è tutta per il concerto sul gran cono del Vesuvio in programma domani pomeriggio (biglietti già esauriti, si sale verso le 16.30 per suonare verso le 18.30). Dopo il primo esperimento, di gran successo, l'anno scorso con Richard Galliano (più Marco Zurzolo) quest'anno il vulcano celebrerà un incontro napobrasiliano.

«Da anni ormai, su disco e ancor più dal vivo lavoro a traduzioni dei grandi della canzone carioca, con la benedizione degli autori, a partire da Chico Buarque, divertiti dall'ipotersi di ascoltare il proprio repertorio tradotto in napoletano», racconta Maria Pia De Vito, regina del canto libero e jazzato italiano e

genius loci dell'evento. «In vacanza a Ventotene ho provato grandi cose con Roberto Taufic, splendido chitarrista brasiliano a cui si aggiungerà la tromba di Enrico Rava: ancor prima di «Nauplia» si divertiva a lavorare con me sulla tradizione della mia terra. Sarà il lato più lirico, melodico ed aperto all'improvvisazione di un concerto che non dimenticherà l'aspetto ritmico, tra ”«body percussion» e gli strumenti che troveremo, magari suonerò un tavolino. Il resto, inutile negarlo, lo farà uno dei panorami più mozzafiato che si possa immaginare», spiega la vocalist.

Su richiesta del direttore artistico Onofrio Piccolo, la De Vito giocherà a cucire classici partenopei come «Voce 'e notte» con la sua versione verace di classici della musica popular brasileira, si pensi alla

magnifica «Construcao»: «Il lavoro su e con autori come Buarque ed Egberto Gismonti, ma anche quello per il nuovo album di Guinga che mi riporterà a San Paolo nelle prossime settimane per un breve tour di lancio, mi sta insegnando molto anche nell'uso della mia lingua, sempre più spontaneo e

colloquiale. In passato sceglievo soluzioni più intellettuali, più di testa, ora cerco parole immediate, di pancia, esaltate da un suono che è senso, da un senso che si fa suono. Chico è un maestro, evoca situazioni grosse e complesse raccontando piccole storie, senza mai dichiarare il gioco, mai farsi didascalico. In fondo, c'è davvero molto in comune tra Napoli e Brasile in musica, solo che loro non hanno mai diviso la produzione «alta» da quella «bassa» e non hanno mai messo da parte la loro tradizione, nè rinunciato a sperimentare, ad essere contemporanei, ma anche commerciali». «Sarau sul Vesuvio» dice il titolo, dove un «sarau» è un incontro di culture e popoli, radici e ali, passato e futuro.

Sempre sul Vesuvio, stavolta al chiostro del Santuario della Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia, martedì 1 settembre Marco Zurzolo riprenderà il suo progetto sulle bande devozionali «Ex voto» con Archie Shepp in un quintetto inedito che comprende anche Reggie Washington, Francesco Nastro

e Giuseppe Lapusata. Un altro «sarau» sul vulcano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA