Ravello riparte da Wagner
tra Shorter, Nagano e Glass

Ravello riparte da Wagner tra Shorter, Nagano e Glass
di ​Donatella Longobardi
Giovedì 8 Giugno 2017, 08:57 - Ultimo agg. 10:42
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«Ho voluto puntare tutto sull’identità wagneriana, 65 anni fa questo Festival nacque proprio per sottolineare la presenza a Ravello del grande compositore in una sintesi unica di musica, paesaggio e ascolto». Riassume così il senso delle sue scelte Alessio Vlad, direttore artistico della sezione musica del Ravello Festival. Una sezione che fa la parte del leone nel cartellone presentato ieri in Regione dove non manca tanta danza con le star dell’Abt e quelle italiane «emigrate» a Parigi. Grandi orchestre e grandi direttori si dividono il palco a picco sul mare di Villa Rufolo con divi come Wayne Shorter (16 luglio) e Venditti (4 agosto).

Tornano Philip Glass (qui già nel 2011 e nel 2015, il 14 luglio festeggia gli 80 anni) e Martha Argerich, a Ravello nel 2011 e nel 2014, l’8 luglio suona con la Franz Liszt Chamber Orchestra. Fanno il loro debutto in Costiera Kent Nagano con la Deutsche Symphonie Orchester Berlin (9 luglio), di Salonen con la Philharmonia Orchestra (5 agosto), Lahav Shani direttore e pianista con la Rotterdam Philarmonish Orkest (19 agosto), Currentzis (30 agosto) con il suo ensemble MusicaAeterna impegnato di ritorno da Salisburgo nel Requiem di Mozart. Sempre musica sacra, Pergolesi e Alfeeev, per il metropolita di Mosca, esponente di punta della chiesa ortodossa e compositore, Ilarion Alfeev (30 luglio) alla guida dell’Orchestra Filarmonica Verdi di Salerno. Stesso ensemble di casa cui è affidato il tradizionale concerto all’alba (11 agosto) sotto la guida di Oleg Caetani.

L’inaugurazione, manco a dirlo tutta wagneriana, è fissata per il primo luglio con la Hungarian Radio Symphony Orchestra diretta da Adam Fischer: in locandina il primo atto di «Walchiria» e il terzo di «Sigfrido». E già il 2 luglio la parola passa alla danza con il progetto «The wall» ideato da Laura Valente: «Se l’anno scorso il tema era stato l’abbraccio con Cuba», spiega, «ora parliamo di muri da abbattere, di migranti della cultura con le star dell’American Ballet che ricorderanno Balanchine e la sua parabola artistica dalla Russia agli Usa». Sul palco di Villa Rufolo i danzatori si esibiranno in una nuova produzione con Karole Armitage mentre Francesco Clemente eseguirà un live painting e la moglie Anna reciterà alcuni versi. Nello stesso giorno l’inaugurazione della mostra di Clemente le cui opere saranno sistemate sotto una tenda dai ricami dorati simbolo di rifugio. L’11 luglio torna Marie Chouinard per un corso di formazione con giovani eccellenze della zona nel progetto «Abballamm» e, in collaborazione con il museo dell’emigrazione di Parigi, «Les Italiens de l’Opera de Paris» con le coreografie di Simone Valastro e Matteo Laveggi e i costumi di Christian Lacroix. Tra gli ospiti nel segno dell’integrazione della pace, l’israeliano Ohad Naharin con la Batsheva Dance Company (19 luglio) e il Palestinanian Karma di Bassam Anu Diab (22 luglio).
Mentre sul fronte jazz oltre al mitico sax dell’ottantatreenne Shorter sono in arrivo Dianne Reeves (5 luglio), Enrico Rava e Tomasz Stanko (23 luglio), Roberta Gambarini e Salerno Collective (8 agosto); Luca Aquino e la Jordanian National Orchestra in un progetto legato a Petra e Al Amal (26 agosto).

«Ma l’intero programma, che segue le linee di successo del 2016, è frutto di un lavoro di squadra che ha visto tutti gli organi della Fondazione, tutto il personale e tutti i collaboratori uniti secondo le linee guida stabilite in assoluta autonomia dai direttori artistici Alessio Vlad (musica) e Laura Valente (danza e nuovi linguaggi), coadiuvati da Maria Pia de Vito (jazz). E non escludiamo di allargare il panorama a letteratura e cinema», ha osservato il presidente della Fondazione Ravello Sebastiano Maffettone, presentando il programma accanto al sindaco Salvatore Di Martino e al governatore Vincenzo De Luca. Il quale, dopo l’estate alla Reggia di Caserta, rilancia l’idea di «un piano strategico triennale per la cultura» in modo da garantire a chi deve programmare maggiore stabilità e anticipo nella pubblicizzazione dei cartelloni. Certo Ravello è Ravello, Paestum è Paestum, Pompei è Pompei, ma un coordinamento maggiore può dare respiro a tutte le iniziative in modo da implementare gli arrivi e far crescere l’economia che ruota intorno al turismo e alla cultura». 
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