Arbore «Indietro tutta»:
«Festa in tv per i trent'anni»

Renzo Arbore
Renzo Arbore
di Federico Vacalebre
Sabato 25 Novembre 2017, 17:26 - Ultimo agg. 17:27
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C’è anche Arbore nel gran calderone dei cofanetti natalizi, delle ristampe-strenne, delle antologie di fine anno. Con la sua «musica energizzante, multivitaminica, ad ampio spettro, senza alcuna controindicazione», recita la copertina.
«Arbore plus» dice il titolo del triplo cd, Renzo.
«È davvero del mio meglio, anzi, come si diceva una volta, qui dentro c’è di tutto e di più. C’è l’ Arbore della televisione, che ha rilanciato la canzone umoristica, per troppo tempo negletta. C’è l’ Arbore napoletano adottivo, innamorato delle melodie classiche e del suono della sua Orchestra Italiana. C’è l’ Arbore padrino del neoswing italiano. Ma anche l’ Arbore crooner. Razzolo nella musica da un numero imprecisato di anni (e che non voglio precisare). Ne ho respirata, sentita, mangiata, vissuta di tutti i tipi. Quella che più amo è la musica toccasana, che battere il cuore e i piedi».
Due gli inediti.
«Entrambi swing e incisi con gli Sugarpie & The Candymen. “Mamma mi piace il ritmo” era un cavallo di battaglia del grande Natalino Otto, “Esattamente come tu” è la nostra traduzione del classico “Exactly like you”».
Che tu scopristi grazie ai V-disc americani.
«Sì, la Liberazione ci portò anche quelle strepitose sonorità, ero un ragazzino ai confini con l’adolescenza quando mi si squadernò davanti quel panorama sonoro che avrebbe cambiato la mia vita».
Oggi neoswing, electroswing e revival burlesque sono di gran moda.
«Sì, a Roma c’è una serata ogni sera e in tutt’Italia si moltiplicano gli show a tema, gli amarcord di un ritmo ed una danza frizzanti come pochi».
La canzone napoletana non se la passa così bene.
«Ed è un reato grave, capitale. Anche se noi la portiamo in giro per l’Italia e il mondo da 26 anni. Nel mondo non esiste un repertorio così prezioso. A proposito, ho letto su queste pagine che Paolo Conte è un patito di E.A Mario: ci troviamo d’accordo anche su questo con l’avvocato-cantautore, oltre che sul jazz di una volta. Non si può non amare chi ha scritto “Canzone appassiunata”. E lo dico da dj».
Ecco, sentiamo il dj Arbore. D’accordo con Franceschini sull’idea di imporre a radio e tv un minimo di musica italiana da trasmettere ogni giorno, le famose «quote» alla francese?
«Sì, siamo troppo esterofili e troppo schiavi del mercato globale, e lo dice uno che era così perso per il sogno a stelle e strisce che per un po’ girò la leggenda che Carosone e Nisa avessero scritto “Tu vuo’ fa’ l’americano” pensando a me. Abbiamo un canzoniere straordinario, a partire naturalmente dalla melodia partenopea. Ma abbiamo i cantautori e i motivetti popolari, i poeti - per me lo sono - De André e De Gregori e i motivetti di Sanremo».
A proposito, sentito Baglioni per il Festival?
«No, ma Claudio farà bene e saprà declinarlo in linea con la sua personalità. Spero proprio di godermi un po’ di buona musica, in tv ce n’è sempre meno».
Magari, dopo l’omaggio di «Unici», sarebbe tempo di rivedere Arbore sulle reti Rai.
«L’11 e il 13 dicembre torno, su Raidue per “Indietro tutta 30 e lode”. Con Nino Frassica rivediamo e celebriamo un programma che è entrato nella storia della tv italiana, è stato un fenomeno di costume, ha inventato tormentoni. Debuttammo il 14 dicembre 1987, le nostre parodie della tv commerciale hanno fatto scuola».
Festeggiamenti a parte, nessuna nuova arborata all’orizzonte?
«Sono tra i senatori della repubblica televisiva, Viale Mazzini sa che sono a disposizione, per consigli, per idee, non deve credere che sia troppo vecchio, ma deve anche decidere che tv fare. Gli ascolti, si sa, sono importanti, ma non sono, nemmeno da un punto economico, l’unica cosa a cui badare. C’è, ad esempio, una tv che resta, come “Indietro tutta”, come quella di Mika per fare un esempio contemporaneo: quella che fa archivio, che rivedi con piacere a “Techeteche”».
Ma che tv guarda Arbore?
«Mi piace “Tu si que vales”, perché lancia talenti vari, non solo canori, come “X Factor”, che pure non è male. Seguo la politica, il vero spettacolo del reale è quello, la tv-verità è quella, piaccia o meno. Poi ci sono le mie reti rifugio: Rai Storia, Rai 5, Iris, che mi regalano curiosità, scoperte, storie. E i canali Sky, D-Max... Ma se c’è Montalbano rinuncerei anche a comparire io sul piccolo schermo: il commissario di Camilleri e la sua Sicilia sono l’elogio massimo del made in Italy, nazionalpopolari come avrebbe detto Gramsci, che un tempo era l’intellettuale di riferimento di tutti e ora sembra dimenticato da tutti».

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