Wainwright, «Allelujah» in duetto con Emma

Rufus Wainwright con Emma Marrone
Rufus Wainwright con Emma Marrone
di Federico Vacalebre
Venerdì 29 Luglio 2016, 23:02 - Ultimo agg. 23:22
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Dopo il pienone per i Massive Attack, un «vuotone» immeritato e deprimente all'Arena Flegrea per Rufus Wainwright, al suo debutto a Napoli, e nell'Italia del Sud.
L'abbonanza dell'offerta musicale estiva in Campania, e i costi non certo bassi dei biglietti, hanno penalizzato, come facilmente prevedibile, proprio l'esibizione del songwriter newyorkese, che, con professionalità estrema, regala ai pochi spettatori in platea un recital emozionante, intrigante, gayo, ironico, felicemente e orgogliosamente melodrammatico.
Preceduto dagli Epo in versione duo, Rufus inizia subito invitando il pubblico a «Montauk», la località newyorkese dove ha svezzato la figlia che, con il marito Jorn, ha avuto da Lorca Cohen, figlia del sommo Leonard. La stagione del cantautorato più duro e puro, a cui andrebbero a loro modo iscritti anche suo padre Loudon III e sua madre. la scomparsa Kate McGarrigle, nel suo canzoniere si sposa con il pop più glam(ourous) e sfacciato, da Elton John a Bowie, dagli Abba ai Queen. Baroque pop, si è scritto, ma, nella nudità scabrosa dell'accompagnamento di un pianoforte minimalista o di una chitarra acustica e demodé, il «barocco» degli arrangiamenti originali lascia il posto a una dimensione essenziale che ricerca una forma estrema ed estremista del pop, contemporaneo, ma con evidenti nostalgie non solo nel set dedicato all'amata Judy Garland, di cui rende  con spirito insieme filologico e dissacrante, cavalli di battaglia come «A foggy day», «Puttin' on the Ritz» e «Over the rainbow».
Dimenticando di mettere mano al suo ultimo lavoro sui Sonetti di Shakespeare, Wainwright dedica alle vittime di Nizza «Le feux d'artifice t'appellent» con un'interpretazione ispirata e ricca di armonici. Senza archi «Jericho» ha la cruda verità dei sentimenti al tempo della realta virtuale, mentre «California» come farà poi «Going to a town», racconta il rapporto ambivalente con l'America, terra di Woody Guthrie e Donald Trump, per stare agli opposti. «Gay messiah» arriva senza le proteste cattoliche che la accolsero in Italia qualche tempo fa, anzi tra i cori di giubilo del pubblico, sparuto ma caloroso, soprattutto quando in scaletta ci sono «Little sister» e «Cigarettes and chocolate milk».
Poi entra in scena l'ospite d'onore, Emma Marrone, misurata nel duetto di «From where you are» e un filino meno in quello di «Allelujah» (riecco Cohen), ma comunque capace di stare nella parte: appena lei va via dal palco la pattuglia dei suoi fans abbandona l'Arena, lasciando gli spalti ancor più vuoti. Non proprio un gesto di cortesia per l'artista, che a sua volta era stato invitato tempo fa dalla Marrone a un suo concerto a Verona.
 

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