Sanremo, prima pagella alle canzoni. Elio superstar. Tra Rocco Hunt, Clementino e Neffa bene Noemi e Morgan

Sanremo, prima pagella alle canzoni. Elio superstar. Tra Rocco Hunt, Clementino e Neffa bene Noemi e Morgan
di Federico Vacalebre
Venerdì 22 Gennaio 2016, 16:03 - Ultimo agg. 21:23
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INVIATO A MILANO - Il primo ascolto rischia sempre il giudizio stitico o, al contrario, eccessivo. Presa con la necessaria cautela, questa è la primissima impressione dei venti Campioni, veri e presunti, in gara al prossimo Sanremo. La votazione è espressa in media festivaliera, «dopata», ovvero alzando tutto di un paio di voti in più: anche per quest'anno non si vola. Con Elio e le Storie Tese come eccezione che conferma la regola.

Patty Pravo: «Cieli immensi»
Fortunato Zampaglione firma la chanson dell'amore confuso, un talkin' che si dispiega armonicamente presto e tanto. La colpa non è di lui e non è di lei, tanto ormai «il passato è migliore di quello che poteva sembrare allora». L'immagine del titolo è stantia, la prova d'interprete nobilita molto. Voto: 6+.

Clementino: «Quando sono lontano»
Flusso lento e rallentato dall'orchestra, il dialetto entra per il
ritornello (neo)melodico. «La storia di un musicante emigrante anima
vagante» è una dichiarazione d'amore per la sua terra, il primo ammore: «Tu si' tutt'a vita mia». Nulla di travolgente come «'O vient'», ma una voce di dentro da quella città/regione/intero Meridione dove «chi porta i figli a scuola tutti i giorni spera in un futuro migliore/ e c'è chi guarda fuori e prega il Signore». Unica certezza, unica promessa, quella di restare «siempe 'mmiezz'a via». 7-.

Dolcenera: «Ora o mai più (Le cose cambiano)»
Con la mano autorale di Finaz, un gospel bianco sulle sliding doors della quotidianità. Tutto può cambiare, tranne la canzone sanremese, che guarda all'effetto facile, e qui lo centra pure, ripetendo poche banali parole con intensità interpretativa. 5 e mezzo.

Alessio Bernabei: «Noi siamo infinito»
L'ex Dear Jack canta una donna il cui corpo «è la somma di tutti i
desideri» e la testa «è il racconto di ciò che sei e di quel che eri».
Vita complicata,  per un esordio solista che nekkizza (voce del verbo:
imitare Nek) il sound della sua ex band. 4.

Stadio: «Un giorno mi dirai»
Grandi, Curreri e Chiaravalle senza troppa convinzione cercano la
complicità dei padri che hanno rinunciato alla propria vita, passione
compresa, per amore della figlia. Poi, mentre la melodia si fa rock, si
riempie e si svuota, le figlie crescono e i padri invecchiano. 6+

Annalisa: «Il diluvio universale»
La ragazza prova a diventare adulta, parte come «Sei bellissima» della Bertè, e proprio come Loredana un tempo fa l'amore senza amore, anzi no, perchè lui resta immobile all'altare - che sia già sposato? - come «la canzone che non ho saputo cantare». Lei lo lascia e, prende la metropolitana, che a quell'ora di notte fa rima con puttana, e poi preferirà cucinare la vita come «fosse un buon piatto da buffet». 5-.

Neffa: «Sogni e nostalgia»
Voce black per una ballata celentanesca con arrangiamento
clavicembalizzante d'altri tempi. Il testo aiuta poco, ma questa è una
canzone. 6 e mezzo.

Valerio Scanu: «Finalmente piove»
L'acqua che scende riempie i laghi dove far l'amore in tutti i modi, ma
Fabrizio Moro non regala il riscatto al talent boy tale e quale. 4.

Noemi: «La borsa di una donna»
Masini sforna il titolo più originale e scava nel buco nero della
coscienza femminile, la rossa interprete ci mette intensità vocale tra gli scontrini «inutile anestetico del suo dolore». In un anno di arrangiamenti furbi, il pezzo cita - ahimè - la Tamaro e cresce lento, fino all'urlo finale: «La borsa di una donna pesa come se la mia vita ci fosse dentro». 7.

Zero Assoluto: «Di me e di te»
Electropop di un amore «che fa a pugni senza guanti». «L'estate addosso» incontra i Tiromancino a casa dei Righeira, ma non ce n'era bisogno. 4 e mezzo.

Giovanni Caccamo e Debora Iurato: «Via da qui»
Sangiorgi tenta la strada della fecondazione eterologa e Caccamo parte bene e delicato, con il beat del cuore umano per accompagnamento, poi la Iurato normalizza e spegne il pezzo, da figlia di un Negramaro minore. Ma i duetti, si sa, a Sanremo tirano. 6-.

Dear Jack: «Mezzo respiro»
Mezzo pezzo, lento-giovanilista: l'altra metà non arriva, e la band fa
persino peggio del suo ex vocalist. 3.

Bluvertigo: «Semplicemente»
Intro prog rock, poi un electropop «avverbiale» si innesta su una
scrittura complessa - per l'Ariston - tra contrappunto, echi di Battiato
ed elogio delle piccole cose quotidiane. Una reunion da premiare almeno per il coraggio di puntare sulla musica e non sul personaggio Morgan. 7-

Lorenzo Fragola: «Infinite volte»

Cinque autori, altro che Pace-Panzeri-Pilat, ma la montagna (si fa per dire) partorisce il topolino (e non si fa per dire). Bella voce, ma il
pezzo non c'è. 3 e mezzo.

Irene Fornaciari: «Blu»
E in questo mar ci è drammatico naufragare: un pescatore salva una donna tra i flutti, il corpo del bambino sulla spiaggia è quello di Aylan.
«Questi fiori fra le onde/ chiedono pietà/ non più guerre e religioni»
(«no religion too» aveva già suggerito sua maestà Lennon). Il tema nobile non basta a fare una canzone, per quanto la Zuccherina stia trovando consapevolezza vocale. 5

Enrico Ruggeri: «Il primo amore non si scorda mai»
Metà chansonnier e metà rocker, il due volte vincitore all'Ariston
dovrebbe sapere che si può dare di più. La classe si sente, ma non basta. 5 e mezzo.

Francesca Michielin: «Nessun grado di separazione»
Ancora una bella ugola e poco più, ma almeno qui c'è il titolo-slogan per trottolini amorosi e la relazione funziona. 5.

Rocco Hunt: «Wake up»
Senza tentare di bissare l'effetto sorpresa di «Nu juorno buono», meglio inneggiare al risveglio di una generazione - «guagliù» - che sa che «lo stato non ci sente soprattutto a noi del Sud», campa con la pensione del nonno e balla un funky/disco/rap figlio del neapolitan power, tendenza simpatico-verace alla Tullio De Piscopo. Il grido conclusivo, «Basta!», è insieme frustrato e liberatorio. 7-.

Arisa: «Guardando il cielo»
L'ex fidanzato Giuseppe Anastasi serve alla cantante lucana riflessioni spiritual-esoteriche sul senso della vita. Con vocalità inedita lei si interroga su utopie e panteismo, ma... tornando a terra musicalmente poco succede. 4 e mezzo.

Elio e le Storie Tese: «Vincere l'odio»

Geniale dedica d'amore a un femmeniello oversize, sette ritornelli diversi in una sola, «brutta canzone» con acuto finale che cita il Ranieri di «Perdere l'amore»: questa è una suite-pastiche da moderna opera buffa e non un pezzullo da terra dei cachi. 8.

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