Springsteen compie 67 anni e si mette a nudo: cinque inediti per capire com'è nato il Boss

Bruce Springsteen
Bruce Springsteen
di Federico Vacalebre
Venerdì 23 Settembre 2016, 13:17 - Ultimo agg. 13:29
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Springsteen come non l’avete mai sentito, a parte i fans che si erano già procurati questi cinque inediti sul mercato clandestino. Springsteen come non l’avete mai letto. È questo il senso dell’uscita combinata del doppio album antologico con inediti «Chapter and verse» (nei negozi oggi, suo settantaseiesimo compleanno) e di «Born to run», autobiografia dell’ultimo dei rocker, nelle librerie martedì, in Italia pubblicata da Mondadori: un lavoro di scrittura durato sette anni, iniziato dopo lo show del 2009 con la E Street Band durante il Super Bowl.
«La città da cui vengo è piena di piccoli impostori ed io non faccio eccezione»: l’incipit della prefazione dà il tono personalissimo del racconto, che s’inerpicherà nelle «land of thousand dances», nella mitologia fondante dell’epopea rock and roll. Da Freehold ai palcoscenici più torridi del mondo, sotto la luce vista per la prima volta con il debutto di Elvis Presley all’«Ed Sullivan Show». L’ancheggiare elettrico del Re fu la rivelazione, poi venne uno scibile di suoni, maestri di strada, incontri, donne, fughe in macchina, città in rovina, innamorati e innamorate, operai senza lavoro... Disco e libro iniziano insieme raccontando la gavetta, il sudore sui palchi del bar, la formazione di «una» band, che vuol dire anche la costruzione di un suono, di una famiglia/comunità.
Springsteen è un re nudo, ma per sua scelta: «Capitolo e versetto», per dirla con la Bibbia, o, forse, «Punto e a capo», un nuovo inizio, o almeno un bilancio. Le tracce dell’antologia sono il naturale commento al volume di 528 pagine, che deve il suo titolo alla canzone e all’album, targato 1975, che rivelarono al mondo il futuro del rock. Il nostro è un teenager di 17 anni il 2 maggio 1966 quando intona «Baby I», supportato dai Castiles al fianco del coautore George Theiss: un ingenuissimo brano di amore spaccone. Un anno dopo, sempre con i Castiles, arriva la cover di «You can’t judge a book by the cover», classico blues di Willie Dixon, utilissimo per farsi le ossa. Il Bruce che verrà, «workin’ class hero» ma anche «workin’ class poet», è lontano da venire, ma si inizia a manifestare in «He’s guilty («the judge song)», incisa nel 1970 con gli Steel Mill, in cui alle tastiere c’è già Danny Federici ed alla chitarra sta per arrivare Steve Van Zandt, formando il primissimo nucleo di quella che diventerà la E Street Band: in tribunale entra un giudice, di fronte a sé ha un uomo che ha accoltellato la moglie e strozzato il suo amante, il suono è hard blues, con qualche simpatia sudista. È un fuorilegge mitico, invece, il protagonista di «Ballad of Jess James» (1972), questa volta attribuita alla Bruce Springsteen Band, con Little Steven, Garry Tallent e David Sancious: la storia western richiede atmosfere country rock e una chitarra slide: «Billy era malvagio/ ha conquistato il West/ A 21 anni aveva già tante tacche sulla pistola/ ma qualcuno l’ha mandato al creatore molto presto». L’ultimo dei cinque inediti, «Henry boy», è un provino per sola voce e chitarra, ma forse cattura la nascita del Boss menre canta di «a new kid in town», trovando le strade e i panorami urbani di cui sarà il miglior cantore. La melodia, non il ritmo, è quella di un futuro capolavoro springsteeniano,«Rosalita (come out tonight)». Così davvero il disco anticipa quello che troveremo nell’autobiografia, così davvero le canzoni sono le protagoniste della storia del rocker nato per correre. Gli altri brani dell’antologia? Quasi tutti classici «Born to run».

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