Un Luttazzi inedito tra gli stupori del Giovane Hengeller

Lorenzo Hengeller, album "Gli stupori del giovane Hengeller", recensione di Federico Vacalebre
Lorenzo Hengeller, album "Gli stupori del giovane Hengeller", recensione di Federico Vacalebre
di Federico Vacalebre
Venerdì 15 Gennaio 2016, 15:19 - Ultimo agg. 15:24
3 Minuti di Lettura
Il titolo, «Gli stupori del giovane Hengeller», non spaventi: Werther e Goethe c'entrano poco, sicuramente meno di Squallor, Gufi, Pisano e Cioffi, il Quartetto Cetra Carosone, Bollani e Gorni Kramer. Nel suo quarto album, presentato oggi a Napoli (alle 18 alla Feltrinelli di piazza dei Martiri con un piccolo live), Lorenzo Hengeller, cantapianista e giovanotto matto del neoswing più verace, racconta infatti «più stupori che dolori». E, «visto che l'età non mi permette più di sentirni nella categoria juniores, risveglio il fanciullino che è in me», spiega lui.
Eccolo, allora, nel cd edito dalla Polosud di Ninni Pascale, continuare sulla strada di una canzone retromodernista, per quanto oggi possa sembrare trendy. Si prenda l'iniziale «Talk show», frutto della militanza ai tasti nello studio televisivo di Michele Santoro. Hengeller, napoletano purosangue nonostante il cognome, con la complicità di Roberto Del Gaudio della premiata ditta dei Virtuosi di San Martino mette alla berlina il bestiario dei politici e dei commentatori politici, ma senza la violenza del commento dilagante, l'acidità del qualunquismo imperante: «Sono indagato, ma sono sereno», ha sentito dire dagli ex ragazzi dello zoo di Michele, e lo ripete come uno sberleffo feroce, eppur leggero, senza alcun maramaldeggiare fintamente pallido e assorto.
Come già gli era accaduto nell’album precedente, il pezzo più «cattivo» è quello in cui fa i conti con le sue radici, «L'istinto dell'emigrante», riflessione a tempo di samba (occhio al «bandolim» di Hamilton de Hollanda) su una condizione esistenziale che accomuna i nostri bisnonni armati di valigia con spago con l'Hengeller in tournèe, sorpreso dal richiamo della nostalgia canaglia, quella che ricorda sempre la differenza tra una zeppola e un bignè.
Alla lista degli stupori appartiene «Il bacio pletorico», «nata sapendo com'è strano vedere due innamorati in via Tasso, e poi risolta con un lazzo, che, in fondo, è sempre l'unico modo che abbiamo per nascondere i nostri sentimenti». Di passione parla «L'ammore è 'na rosa», altro frutto compositivo della partneship con Del Gaudio, affidato alla voce di Patrizia Laquidara: «La sua vocalità, essenziale e in sottrazione, ci ha permesso di dare un senso nuovo a un dialetto antico, a un valzer anch'esso di altri tempi».
Ai tempi di Pisano e Cioffi, ma anche degli Squallor, appartiene il doppio, anzi triplo, senso di «Preferisco la gassosa»: «Mi piace tenere insieme alto e basso, mi piace il suono di un blues o la risata grassa per una battuta politicamente scorrettissima, come questa storia di bibite gassate: gassosa o chinotto l'arduo dilemma», condiviso in un gioco degli opposti con le torinesi Voci di Corridoio. Se il fil rouge della canzone neocomica e neomacchiettistica arruola anche «Il loggionista disperato», storia di un infiltrato nel mondo della lirica per amore di una pettoruta soprano ucraina abituata però al sesso a temperature per lui impossibili, il discorso si fa serio, ma mai serioso, con la tromba di Enrico Rava in «Canciòn no. 6» di Mompou, con l'omaggio a «Pasolini» di Aldo Romano e con il sax di Daniele Sepe beffardo come sempre in «Urgente cha cha cha», perla di Gianni Ferrio dalla colonna sonora di «Totò truffa».
Chicca del cd «La curiosità», prezioso inedito di Luttazzi e Calabrese concessa a Lorenzo che lo affronta con «un misto di entusiasmo e devozione per il maestro che solo i bambini riescono ad avere». Gli stupori dell'eterno bambino Hengeller, appunto.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA