Sanremo Giovani, vince Rocco Hunt
con il suo rap dalla Terra dei fuochi

Sanremo Giovani, vince Rocco Hunt con il suo rap dalla Terra dei fuochi
di Federico Vacalebre - INVIATO A SANREMO
Sabato 22 Febbraio 2014, 01:12 - Ultimo agg. 21:45
4 Minuti di Lettura
Nu juorno buono per Rocco Hunt che vince e convince tra i Giovani: il suo rap dalla Terra dei fuochi stato in testa fin dal primo momento raccogliendo meritatamente pi voti anche del primo in classifica tra i Big.



>>> GUARDA IL VIDEOCLIP



Intanto, «l’estetica del tracollo», invocata alla vigilia non si sa quanto scaramanticamente, da un Fazio ancora buonista, è a portata di mano. La terza serata porta a casa una media di 7,7 milioni di telespettatori, tre in meno rispetto al 2013 (share 35 per cento): 8.963.000 la prima parte (34,6), 4.017.000 la seconda (39,14).



Ancora una volta per trovare di peggio bisogna arrivare sino al 2008, l’ultimo Baudo, paragone non proprio entusiasmante per il superFabio del 2013. Ma la tv sta cambiando, discutono il conduttore-direttore artistico che confessa di aver peccato - forse - di «eccleticità» - e il direttore di Raiuno Giancarlo Leone che si dice contento del «punto di share in più rispetto alla seconda manche». Solo che stavolta contro non c’era Milan-Atletico Madrid ma Swansea-Napoli e il milione e duecentomila fedeli di «Masterchef» spiegano che nessun abbonato di Sky ha tradito la gara tra cuochi per quella tra cantanti.



Gara che ieri ha rinunciato ad essere tale per un più che tardivo omaggio alla canzone d’autore e far la pace con il Premio Tenco, che il patròn Rambaldi fondò sentendosi in colpa per aver contribuito a far nascere il Festival. Si comincia con il vincitore dell’anno scorso Mengoni con «Io che amo solo te» (Endrigo, 1962), un po’ troppo a gola spiegata, per vedere di nascosto l’effetto che fa rinvigorire il cast con una «talent star». Si continua con i Campioni 2014: i Perturbazione e Violante Placido che abbassano sin troppo di tonalità «La donna cannone» (De Gregori); Francesco Sarcina ha meno probemi con «Diavolo in me» (Zucchero) con Scamarcio alla batteria; Frankie Hi-Nrg con Fiorella Mannoia fa centro con «Boogie» (Conte) e l’orchestra che si dondola «come un palmizio davanti a un mare venerato»; Noemi si misura con «La costruzione di un amore» (Fossati) e il fantasma di Mia Martini; Renga con Kekko dei Modà non brilla in «Un giorno credi» (Bennato); Ron emoziona con «Cara» dell’amico Dalla.



Arisa con i danesi Whomadewho rilegge in salsa electro il Battiato di «Cuccurucucù»; il pornorocker Tommy Lee (Motley Crue) presta la sua batteria ai situazionisti Raphael Gualazzi e Bloody Beetroots alle prese con l’icona di «Volare»; Renzo Rubino chiede alle scocche rosse di Simona Molinari la complicità adatta a «Non arrossire» (Gaber); Antonella Ruggiero restaura «Una miniera» (New Trolls) con i tablet del DigiEnsemble Berlin; Giuliano Palma declina in levare «I say i’ sto cca’» (Daniele), mentre a consolare l’escluso Riccardo Sinigallia arrivano Paola Turci, Marina Rei e Laura Arzilli che dividono con lui lo sdoganamento su Raiuno del Lolli che aveva «visto anche gli zingari felici, ubriacarsi di luna, di vendetta, di guerra». Giusy Ferreri rovina «Il mare d’inverno» con Boni e Haber. Ma che cosa siano stati i nostri grandi cantautori, e in particolar modo quelli della scuola genovese, lo ricorda meglio Gino Paoli che con il pianoforte di Danilo Rea ricorda i suoi quattro amici al bar De André («Bocca di rosa»), Lauzi («Ritornerai»), Tenco («Vedrai, vedrai»), Bindi («Il nostro concerto») prima della sua «Il cielo in una stanza».



Pura autobiografia sentimentale il solitario canto di Cristiano De André che siede al piano per «Verranno a chiederti del nostro amore», scritta dal padre Fabrizio per la madre Puni. E a chiederci conto dei nostri amori, degli anni progressive del rock italiano arriva la notizia della morte, a Zagarolo, di Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso: standing ovation alla memoria per lui quando Fazio dà la notizia al pubblico.



Lo show prevede poco altro: Zingaretti che aggiunge il punto di vista di Peppino Impastato al tormentone sulla bellezza; la Littizzetto che continua il tormentone con Peppe Vessicchio e si fa tagliare a pezzi e ricomporre dal reaparecido Silvan che cita Montale confondendolo con Pascoli; Brignano che fa Aldo Fabrizi; Paolo Nutini che accenna a «Caruso». Dopo il verdetto dei Giovani, stasera tocca ai Big: tre superfinalisti saranno scelti dalla somma di prima classifica parziale (25 per cento), televoto (25 per cento) e giuria di qualità. Poi l’ultima corsa, con televoto e presunti giurati di qualità a decretare il vincitore. Renga con «Vivendo adesso» di Elisa dovrà difendere il suo primato dagli attacchi di Arisa («Controvento»), Rubino («Ora»), Perturbazione («L’unica»), Gualazzi e il dj mascherato («Liberi o no»), più difficile che a recuperare terreno siano De André («Il cielo è vuoto»), Ruggiero («Da lontano») e Noemi («Bagnati dal sole»).



Anche qui metà verdetto è in mano alla giuria presieduta da Paolo Virzì e composta da pochi musicisti (Paolo Jannacci, Rocco Tanica, Anna Tifu) e troppi non musicisti, più o meno vicini alla musica (Silvia Avallone, Piero Maranghi, Aldo Nove, Lucia Ocone, Giorgia Surina).