Napoli, 1929 In un piccolo teatro di provincia gestito da don Ciccio Scarone , cavaliere appartenuto a una famiglia nobile decaduta, e proprietaria del teatro anch’esso decaduto.
Anzi… decadente! Su cui incombe la minaccia pendente di interdizione mossa dai suoi parenti, i quali vorrebbero trasformare il teatro in un’attività commerciale, soluzione che porterebbe chiaramente maggiori vantaggi economici per le casse della famiglia. Scarone ha un’unica possibilità: quella di portare al teatro uno spettacolo di successo. Per realizzare ciò si affiderà a un organizzatore, tale Gennaro Iovine, il quale tutto è fuorché un impresario teatrale. Le promesse dell’impresario sono certamente allettanti: nomi di grido e cast stellare, composto fa Nereo Rardi, ex divo del cinema muto col vizietto della cocaina; Bufalina Relli, regina della sceneggiata abituata ad alzare un po’ troppo il gomito; Viola Crisantemi, caratterista, rumorista e depressa; Paolo Casteoni, filodrammatico raccomandato dal potere clericale; Diana Dei, detta Putipù, una peripatetica in arrivo dalla Germania, raccomandata dal Podestà di Casalnuovo. Questo improbabile gruppo sarà diretto dal regista, nonché autore, nonché primo attore Saverio Savio Pier Savelli. A questo punto, al pubblico non resta che scoprire cosa, in quel non proprio lontano 1929, è successo a teatro!