Con queste premesse, non è difficile pensare a Toni Servillo come all’interprete ideale del nuovo affresco di Sorrentino sulla società e la politica italiane. Un’ipotesi di fronte alla quale sono destinate a impallidire le altre indiscrezioni, più o meno fantasiose, che si sono rincorse nell’ultimo periodo. E pare proprio che Servillo sia. Certo, se tutto sarà confermato, l’ennesima sfida del mattatore che nei prossimi giorni vedremo al cinema nel suo primo ruolo comico in «Lasciati andare» di Francesco Amato, si annuncia memorabile. E la sola idea del ritorno del regista e dell’attore sullo stesso set promette scintille. Il talento visionario di Sorrentino, la sua capacità di costruire mondi in percorsi ellittici, allusivi e mai banali, e la profondità d’interprete di Servillo, mai semplicemente mimetica, inducono a immaginare soluzioni narrative effervescenti. Che cosa sceglierà di raccontare Sorrentino del signore di Arcore, se la sua ascesa di imprenditore o la sua discesa in campo politica, i vizi e le virtù o il volto dietro la maschera del Cav., naturalmente non si sa. Ma è certo che «Loro» non nasce come un semplice biopic, così come non era una cinebiografia di Giulio Andreotti «Il Divo».
Anzi, è prevedibile che il regista voglia ricostruire, attraverso una personalità-simbolo della seconda Repubblica, le trasformazioni della società italiana nell’ultimo ventennio.
In ogni caso, la notizia è già diventata argomento di dibattito. Giuliano Ferrara, che conosce Silvio B. come pochi, suggerisce per esempio dalle colonne del «Foglio» di puntare sul suo elemento di maggiore fascino: la voce. Non quella canterina dei duetti con Apicella ai tempi delle cene eleganti, ma il timbro sfoderato nelle aule del Parlamento. Un timbro arcitaliano e quindi, a suo dire, di massima seduttività. Provocatorio come sempre, Ferrara vedrebbe bene nella parte un Placido Domingo, mentre per il giovane Berlusconi sarebbe perfetto Jonas Kaufmann. Ma anche qui, sul fronte delle qualità vocali, con tutto il rispetto l’ipotesi Servillo resta vincente, come sanno i tanti che corrono ad ascoltare in teatro le sue performance attoriali. Quanto a «The Young Pope», le riprese della seconda serie con l’imperdibile cardinale Voiello-Silvio Orlando slitterebbero necessariamente alla fine di quest’anno o all’inizio del prossimo, a seguire. Niente male per un autore che si definisce pigro, lento e «iperattivo da scrivania». Sorrentino, in realtà, è un saggio. Perché sa che per fare un viaggio completo intorno all’uomo, quasi mai c’è bisogno di muovere un passo.