Sorrentino e Servillo
nel mondo di Berlusconi

Sorrentino e Servillo nel mondo di Berlusconi
di Titta Fiore
Sabato 1 Aprile 2017, 08:40 - Ultimo agg. 15:14
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Sarà un’estate di fuoco, la prossima, per Paolo Sorrentino. Prima il film su Silvio Berlusconi, di cui tanto si parla da mesi, poi la seconda serie di «The Young Pope» con Jude Law per Sky. Un set dietro l’altro, senza soluzione di continuità. Aveva cercato, il regista premio Oscar, di smentire il notizione rilanciato da «Variety» dopo l’anteprima veneziana del «Giovane Papa»: «È una storia complicata e non sempre è possibile fare il film che si desidera», aveva detto, e la dichiarazione era stata riportata da diversi siti internazionali. Ma ora tutto sembra pronto: Sorrentino, che è anche un formidabile scrittore, ha completato la sceneggiatura a passo di carica, la produzione è dell’amico e «complice» Nicola Giuliano, che assieme a Francesca Cima per la Indigo Film ha accompagnato il cammino della «Grande bellezza» fino all’Oscar. Il titolo per ora resta «Loro», inteso come pronome contrapposto a Lui, ma anche come rimando per niente velato agli ambienti dell’imprenditoria e della finanza nei quali il Nostro è abituato a muoversi. E l’attore protagonista? Chi sarà Silvio B.? ‎Più volte Sorrentino ha detto e ribadito che gli sarebbe piaciuto tornare sul set con Toni Servillo, il suo attore feticcio, e Toni non è stato da meno: l’amicizia e la sintonia tra i due, si sa, vanno ben oltre il rapporto professionale e si sono tradotte, ogni volta, in film che hanno lasciato il segno: da «L’uomo in più» a «Le conseguenze dell’amore», da «Il Divo» a «La grande bellezza», per tacere delle mirabili regie televisive fatte per gli spettacoli eduardiani di Servillo, «Sabato, domenica e lunedì» e «Le voci di dentro». E più volte il cineasta napoletano ha indicato proprio nel «Divo» la sua opera del cuore.


Con queste premesse, non è difficile pensare a Toni Servillo come all’interprete ideale del nuovo affresco di Sorrentino sulla società e la politica italiane. Un’ipotesi di fronte alla quale sono destinate a impallidire le altre indiscrezioni, più o meno fantasiose, che si sono rincorse nell’ultimo periodo. E pare proprio che Servillo sia. ‎Certo, se tutto sarà confermato, l’ennesima sfida del mattatore che nei prossimi giorni vedremo al cinema nel suo primo ruolo comico in «Lasciati andare» di Francesco Amato, si annuncia memorabile. E la sola idea del ritorno del regista e dell’attore sullo stesso set promette scintille. Il talento visionario di Sorrentino, la sua capacità di costruire mondi in percorsi ellittici, allusivi e mai banali, e la profondità d’interprete di Servillo, mai semplicemente mimetica, inducono a immaginare soluzioni narrative effervescenti. Che cosa sceglierà di raccontare Sorrentino del signore di Arcore, se la sua ascesa di imprenditore o la sua discesa in campo politica, i vizi e le virtù o il volto dietro la maschera del Cav., naturalmente non si sa. Ma è certo che «Loro» non nasce come un semplice biopic, così come non era una cinebiografia di Giulio Andreotti «Il Divo».


Anzi, è prevedibile che il regista voglia ricostruire, attraverso una personalità-simbolo della seconda Repubblica, le trasformazioni della società italiana nell’ultimo ventennio.
In ogni caso, la notizia è già diventata argomento di dibattito. Giuliano Ferrara, che conosce Silvio B. come pochi, suggerisce per esempio dalle colonne del «Foglio» di puntare sul suo elemento di maggiore fascino: la voce. Non quella canterina dei duetti con Apicella ai tempi delle cene eleganti, ma il timbro sfoderato nelle aule del Parlamento. Un timbro arcitaliano e quindi, a suo dire, di massima seduttività. Provocatorio come sempre, Ferrara vedrebbe bene nella parte un Placido Domingo, mentre per il giovane Berlusconi sarebbe perfetto Jonas Kaufmann. Ma anche qui, sul fronte delle qualità vocali, con tutto il rispetto l’ipotesi Servillo resta vincente, come sanno i tanti che corrono ad ascoltare in teatro le sue performance attoriali. Quanto a «The Young Pope», le riprese della seconda serie con l’imperdibile cardinale Voiello-Silvio Orlando slitterebbero necessariamente alla fine di quest’anno o all’inizio del prossimo, a seguire. Niente male per un autore che si definisce pigro, lento e «iperattivo da scrivania». Sorrentino, in realtà, è un saggio. Perché sa che per fare un viaggio completo intorno all’uomo, quasi mai c’è bisogno di muovere un passo.
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