20 anni di Un Posto al Sole: «Contiamo di battere Sentieri»
Il Mattino vi porta dietro le quinte

20 anni di Un Posto al Sole: «Contiamo di battere Sentieri» Il Mattino vi porta dietro le quinte
di Francesca Cicatelli
Mercoledì 19 Ottobre 2016, 21:44 - Ultimo agg. 20 Ottobre, 13:15
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Sta girando il Natale la grande famiglia di Un Posto al Sole, una soap che a detta della produzione "è prima di tutto servizio pubblico". Sicuramente a celebrare i 20 anni della serie non sono soltanto gli attori ma soprattutto i titoli di coda, oltre 200 persone che la "sfornano" ogni giorno come il pane. Upas, arrivata alla 4605esima puntata, infatti è una vera e propria catena di montaggio ma con "un'anima partenopea e tanta arte di arrangiarsi". D'altronde la soap ha mutuato il sistema produttivo "ma non l'umanità e l'originalità delle storie" confermano gli autori, dal format australiano Neighbours: dunque, proprio come alla Paramount degli anni '30 gli scrittori sono all'interno del ciclo e degli studi. Ogni giorno producono storie.  Il segreto del successo di Upas è entrare nel tessuto quotidiano della vita delle persone, con la stessa contemporaneità e con vicende aderenti alla realtà. L'obiettivo - promettono - è superare in durata e pubblico la soap "Sentieri iniziata in radio e finita 78 anni dopo".

Un giorno sul set si ha subito la percezione di una macchina ben rodata e perfettamente sincronizzata. Si lavora 10 ore al giorno ma con la leggerezza di "chi si sente parte di una grande famiglia". Con l'8,0% di share, la soap è amata al punto, che dopo la chiusura del forum su internet, sono sbocciati gruppi come "Upas per noi", oltre 2 mila membri che commentano "con eleganza", suggeriscono correzioni minuto per minuto e vivono in simbiosi con la serie. Si continuano a produrre storie che intrattengono il pubblico nel centro di produzione Rai il cui auditorium è il più grande studio per spettacoli diretti della Rai in Italia, e qui un tempo si giravano i grandi sceneggiati russi le cui esterne sulla neve erano riprese in quella che veniva chiamata "Avellinograd".  

Si continuano a produrre storie che piacciono anche alla comunità italiana a New York, affezionata ad Un Posto al Sole. Nella realtà scopriamo che Ferri è un "pezzo di pane" come ama definirsi Carbonelli  che temeva "che i napoletani lo avrebbero picchiato per il suo ruolo di cattivo", che la maggior parte degli attori si divide in mille altre attività tra cinema, teatro e università, che ogni  giorno si vive a stretto contatto l'uno con l'altro e nascono vere storie d'amore e di amicizia.

Il reparto scrittura lavora senza sosta. con un head writer, 4 editor, 5 storyliner, 3 sceneggiatori e vari dialoghisti. Oltre 120 i registi (tra cui Gabriele Muccino) che si sono succeduti negli anni. Ottanta sopersone dello staff  Freemantle Media per la parte creativa e 120 Rai per la prate produttiva assicurano ogni giorno quello che definiscono "un miracolo produttivo, un incontro tra privato e pubblico". La prima settimana si lavora al preplot e si decide a grandi linee la storia della settimana e a fine settimana esce la stesura provvisoria con 5 episodi. Sette giorni dopo si fanno riunioni con i delegati produttivi per eventuali modifiche utili ai fini organizzativi e di scrittura. Dopo affinamenti di editor e riunioni di produzione passando per addetti alle ricerche, si conclude il ciclo produttivo in due mesi. un blocco di 5 episodi corrisponde invece ad una settimana.  

Ogni episodio ha 23 scene (18 interne, dal lunedì al venerdì e 5 esterne). In un giorno si deve chiudere un episodio. La messa in scena è avanti di 2 mesi mentre la scrittura di 4 mesi. I registi che lavorano durante una settimana sono 4: uno interni, uno esterne, uno addetto al montaggio per un totale di oltre 15. Le cifre del successo di Upas sono anche nei 35 matrimoni girati, nel 510 schiaffi dati e ricevuti, nei 4467 baci dati, nei 350 mila litri d'acqua bevuti e nei quasi 4 milioni di litri di caffè bevuti. un posto al sole non è iniziato "con un giorno di sole - rivela il direttore  del centro di produzione Rai di Napoli Francesco Pinto - e questo ha connotato subito la serie: riuscimmo a girare rimboccandoci le maniche nel fango, in barba alla riscrittura della scena proposta dai colleghi australiani che ci affiancavano all'inizio del progetto - E questo perché tutte le produzioni industriali hanno bisogno di un'anima, qui ci arrangiamo ogni giorno".