Da Gomorra alla fiction su Rocco Chinnici: Cristiana Dell’Anna interpreta la figlia del giudice antimafia

In primo piano Cristiana Dell'Anna, sullo sfondo Sergio Castellitto
In primo piano Cristiana Dell'Anna, sullo sfondo Sergio Castellitto
di Gennaro Morra
Lunedì 22 Gennaio 2018, 22:26
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Andrà in onda domani su Rai 1 alle 21.20 il film tv “Rocco Chinnici – È così lieve il tuo bacio sulla fronte”. Tratta dall’omonimo libro scritto dalla figlia del magistrato antimafia, Caterina, la fiction non racconta solo il servitore dello Stato, che nel 1983 fu ucciso da Cosa Nostra con un’autobomba piazzata sotto casa sua a Palermo. Il libro e poi la sua trasposizione televisiva narrano soprattutto l’uomo e il padre amorevole che fu Chinnici, sempre attento a seguire la crescita dei suoi tre figli, nonostante il suo gravoso impegno nella lotta alla criminalità organizzata siciliana. Fu lui, infatti, a istituire il pool antimafia, di cui facevano parte anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che portò alla sbarra 475 imputati in quello che fu definito il maxi processo di Palermo.
 
Diretto da Michele Soavi e prodotto da Rai e Casanova, il film vede come protagonista Sergio Castellitto, che incarna Rocco Chinnici. Mentre Manuela Ventura è Tina, moglie del giudice. Invece, a interpretare Caterina, loro primogenita, è Cristiana Dell’Anna, attrice napoletana già nota al pubblico per aver vestito i panni delle gemelle Cirillo nella soap opera “Un posto al sole”, ma soprattutto per averla apprezzata nel ruolo di Patrizia Santoro nelle ultime due stagioni di Gomorra.

«Raccontare anche l’aspetto umano di una figura che è stata importante nella storia del nostro paese ci aiuta a capire meglio le dinamiche che lo hanno spinto a portare avanti la sua battaglia – spiega la Dell’Anna in un'intervista pubblicata sul sito web della prima rete Rai –. Documentare semplicemente i fatti sarebbe forse troppo limitativo, per cui raccogliere l’aspetto sentimentale, il rapporto che esiste tra i due (padre e figlia – ndr), che è stato fortissimo, ci aiuta forse a capire molto meglio la loro vita, i loro valori e la guerra che hanno portato avanti con molta difficoltà, ma con grandissimo amore».
 
E sul suo personaggio chiarisce: «Caterina si deve emancipare dal padre in qualche modo, ma rimanendo radicata a quei valori che le ha insegnato. Almeno per me questa è stata la chiave di lettura di tutta la storia». Una storia raccontata dal punto di vista della ragazza, diventata anche lei magistrato: «Io ho cercato di vederlo un po’ come un risveglio, anche se forse non è la parola più adatta. Ma all’inizio lei è una bambina innamorata del padre, di quello che rappresenta, poi arriva un punto della loro vita in cui lo vede non più come padre. È un passaggio che facciamo tutti, l’ho fatto io stesso con il mio: è un momento in cui avviene una sorta di distacco, si diventa due persone completamente autonome e in quel momento si realizzano tante cose che prima non si vedevano».
 
Una separazione che non affievolisce la convinzione della ragazza nel voler seguire le orme del padre, tutt’altro: «La consapevolezza in Caterina si rafforza nelle scelte, che prima erano dettate dall’amore e dalla voglia di somigliare al padre, poi sono diventate scelte d’impegno sociale – spiega ancora l’attrice –. Un impegno preso non soltanto per tenere fede a quello che le era stato insegnato, ma anche come atto di responsabilità nei confronti di un popolo verso cui tutti dobbiamo fare il nostro dovere».
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