Decaro: «Così racconterò Totò, il poeta oltre la maschera»

Decaro: «Così racconterò Totò, il poeta oltre la maschera»
di Luciano Giannini
Venerdì 8 Luglio 2016, 16:56 - Ultimo agg. 18:41
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«Antonio de Curtis in arte Totò? No. Totò, in arte Antonio de Curtis. Come un dottor Jekyll e un Mr. Hyde, ma con la sostanziale differenza che la trasformazione da una creatura all'altra era consapevole, anzi, desiderata. Nella sua casa ai Parioli egli aveva un luogo sacro e impenetrabile anche alla figlia Liliana, che me ne ha parlato. Lo aveva battezzato il pensatoio. Là trascorreva quasi tutto il tempo libero, e intere notti, lui che era spesso insonne, meditando, componendo, scrivendo poesie, canzoni, pensieri, appunti sparsi, riflessioni. Lo faceva non per diletto, ma per esprimere una esigenza insopprimibile che gli sorgeva dal profondo. Nel pensatoio non penetrava nemmeno Totò. C'era soltanto lui, Antonio de Curtis».

Partner di Troisi nella Smorfia, oggi popolare volto della fiction italiana, Enzo Decaro non ha mai fatto mistero del tributo che deve al principe della risata: «Ma da quando ho scoperto il suo mondo poetico, grazie all'amicizia con Liliana e con sua figlia Elena, sento quasi la missione di rivelare al mondo l'altra sua anima, quella più genuina e profonda, che sta emergendo da tutto il materiale ritrovato, a volte ancora inedito, oppure edito ma del tutto dimenticato, come la maggior parte delle sue 40 canzoni e come alcune poesie; perché, alla fine, il pubblico conosce soltanto Malafemmena e A livella. Pochi sanno, per esempio, che una sua canzone - Con te arrivò in finale a Sanremo nel 1954».

L'imminente anniversario della morte, il 15 aprile 1967, diventa così una occasione preziosa. La famiglia ha costituito l'Associazione Antonio de Curtis in arte Totò con l'intento - si legge nello statuto - «di restituire respiro a uno degli artisti più grandi del Novecento»; e di studiare «non solo Totò attore, comico e maschera, ben noto a tutti, ma anche De Curtis musicista, scrittore, poeta e...pensatore». Decaro ed Elena ne parleranno stamattina alla conferenza stampa dell'Ischia Global Fest, ideato e diretto da Pascal Vicedomini, presentando le iniziative in programma per le celebrazioni di «50Totò», «i primi 50 anni senza il principe della risata».

«Per ora - spiega Decaro - la famiglia ha pensato a una mostra, intitolata Totò50', che arriverà anche a Napoli, curata da un esperto come Vincenzo Mollica, ricca di lettere, disegn, i dattiloscritti, costumi, abiti, manufatti personali e di scena che restituiranno una identità completa dell'uomo e dell'artista, una immagine a tutto tondo più limpida, attuale e profondamente italiana oltre che napoletana. Io, invece, ho avuto l'incarico di ordinare e catalogare la sua opera letteraria, finora trascurata e mai studiata con completezza. E proprio con il meglio delle sue poesie, delle canzoni e dei pensieri costruirò uno spettacolo con contributi video, ma anche con tanta musica dal vivo, che finalmente darà fama all'artista De Curtis, e debutterà il 15 aprile dell'anno prossimo al Parioli di Roma, grazie al contributo prezioso di Luigi De Filippo, suo direttore artistico».

Proprio Jekyll e Hyde: «Era così grande Totò insiste Decaro che ha finito per schiacciare il proprio alter-ego». E poi: Cominciando a studiare il materiale, ho compreso quanto il bisogno di scrivere fosse legato ai suoi natali incerti. Totò ha trascorso la vita nel tentativo di riempire il vuoto che sentiva per colpa di quella nascita; lo dimostra, tra l'altro, la tenacia delle sue ricerche araldiche e del suo nobile antenato di Bisanzio; ma quel bisogno era anche la manifestazione, squisitamente napoletana, di una grande nobiltà d'animo, incapace di non esprimersi poeticamente. Scrivendo, egli ha ottenuto il riconoscimento della propria identità spirituale. Gli siamo già grati per la sua lezione di comicità, che ha aiutato intere generazioni a vivere meglio; con la riscoperta dell'opera poetica, il cerchio si chiude. E noi gli saremo grati per la sua lezione di vita».
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