Giorgia, un'antidiva alla Domenica Sportiva: «L'amore? Sono felice»

Giorgia Cardinaletti
Giorgia Cardinaletti
di Lucilla Niccolini
Domenica 13 Agosto 2017, 17:43 - Ultimo agg. 14 Agosto, 12:24
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Una partenza bruciante, quella di Giorgia Cardinaletti, dalla natia Fabriano che non è certo nella pole position del circuito televisivo: a trent’anni conduttrice della Domenica Sportiva, trasmissione storica e tra le più blasonate di Rai1. A dimostrazione che tenacia e curiosità sono ottimi team manager per una giornalista. Giorgia da bambina scriveva tanto. «Sognavo di comporre sceneggiature per il cinema». La decima musa era di casa in famiglia Cardinaletti, con la passione di papà Giorgio per musica, colonne sonore e video, che è anche il suo mestiere, targato DiscoMagic. E non poteva immaginare, tra infanzia e adolescenza, che quell’appuntamento fisso con la diretta del Gran Premio di Formula 1, alle 14, cui il nonno costringeva ad assistere tutta la famiglia, era un segno del destino. Lo capisce quando il vicedirettore di Rainews24, Marco Franzelli, passando su Rai Sport, le propone le interviste dal paddock e poi Pole Position.



Il segno del destino
In Rai era entrata quatto anni fa. Dopo il liceo classico Stelluti e la laurea in Lettere a Perugia, scatta l’amore a prima vista per il giornalismo, con le prime collaborazioni al Giornale dell’Umbria da studentessa. Di qui, la Scuola di Giornalismo della Rai. «Sono stata una delle ultime diplomate a essere chiamata per il TgR, prima con Buongiorno Regione, ad Ancona, e poi a Rainews24». È stata questa la sua palestra, «una formazione vera alla cronaca: le notizie in diretta, senza fronzoli». Sulle prime, alla proposta di Franzelli, si chiede cosa ne sa lei di sport. Ma è solo un attimo. «Ho passato la primavera a studiare. Il debutto: Gran Premio di Montecarlo. Non era uno scherzo, un evento clou. E mi sono ricordata delle domeniche pomeriggio passate a tavola, immobile con la forchetta in aria, a fissare le fasi della partenza della Formula 1». Sorride, intenerita. «Accanto agli uomini di casa, nonno, papà e i miei due fratelli. Mamma e nonna erano ormai rassegnate al rituale imperdibile».

La bambina testarda cresce
La bambina, curiosa e testarda, cresce. «Una vera rompiscatole, facevo impazzire i miei. Se mi mettevo in testa una cosa, comunque ci arrivavo. Questa caparbietà mi è stata utile». Assieme alla determinazione ad alzare sempre più su l’asticella, col gusto della competizione. E al liceo, la cultura classica le dà gli strumenti per confrontarsi col mondo. «Io ho avuto bravi insegnanti, come Ivo Quagliarini, e una prof straordinaria, Adria Calcaterra. Ricordo che quando ci lesse I Sepolcri di Foscolo, agli ultimi versi si commosse. Ne restammo tutti sconvolti, in classe. E come facevi a non appassionarti allo studio della letteratura?». È nel pool di ragazze che compongono la redazione del giornalino d’istituto. «Ci siamo inventate la pagina della società, raccontavamo gli interessi della gente, i gusti dei ragazzi, le mode che arrivavano a Fabriano». In prima fila sempre, anche nelle assemblee studentesche. «I problemi delle donne e gli approfondimenti sulla vita reale, sui temi globali».

«Discrimata mai»
A proposito di donne, non si è mai sentita discriminata più di tanto, Giorgia, nell’ambiente del giornalismo sportivo. «In questo settore sono solo una delle tante, da quando Paola Ferrari ha fatto da apripista. Siamo apprezzate, perché studiamo, ci prepariamo, ci facciamo capire. Ormai i telespettatori sportivi sono abituati alla narrazione femminile». Anzi, forse il fascino è un valore aggiunto… «Tutto conta, certo. Ma serve di più trasmettere empatia, all’intervistato e a chi assiste». Complicità? «Non so se chiamare così la possibilità di creare una linea di contatto: lo sport è emozione, e devi farla uscire fuori». E un certo stile nel proporsi al pubblico. Segue le tendenze della moda, Giorgia. Ma chiarisce: «Sono per la teoria del “less is more”, per la linearità. Non serve mettere in mostra tutto, conta la figura nell’insieme. Mi piace la sobrietà, perché ho sempre creduto che per fare questo lavoro devi far arrivare prima quello che racconti. Tu vieni dopo… anche se in tanti casi i piani si confondono. Insomma, davanti allo stile sobrio, basico, il pubblico riesce a concentrarsi sui contenuti. E io sono dell’idea che è importante che ascoltino quel che dico, piuttosto che osservare quello che indosso».



Nessuna collisione con i colleghi
Nessuna collisione con le invidie dei colleghi? «No. Forse anche perché cerco di mantenere sempre un “low profile”. Lavoro bene con gli uomini, con loro mi sento complementare sul piano emozionale: loro, più attenti ai fatti, io ai sentimenti, allo stato d’animo. Ho sempre avuto tanti amici maschi, che oggi mi telefonano per sapere le anteprime, chiedono notizie fresche, anche su una chat di gruppo sul calcio. È bello: ci confrontiamo, si chiacchiera, e ti accorgi che c’è un mondo che non conosci».

Secondi o minuti?
Tra il calcio e la Formula 1, che distacco: secondi o minuti? «Tutta un’altra storia. Ma sempre… storie, cui mi è facile appassionarmi. Nei box di F1, si assiste a un lavoro tecnico massacrante, che dura anche tutta la notte prima della corsa. Quello dell’automobilismo è il regno della alta tecnologia, dell’ingegneria. Il calcio è nel cuore degli italiani: tutti hanno un’opinione sul calcio». Però quando torna a Fabriano, la fermano per strada, le chiedono di raccontare aneddoti sulle vite dei calciatori. «Sanno che non sono cambiata, e il loro affetto è per me la cosa più bella. Meno male che non ti sei montata la testa, mi dicono con un buffetto».

Tra una settimana si riparte
Ma neanche adesso Giorgia è in vacanza a casa. «Tra una settimana riparte la Domenica Sportiva, che condurrò con Riccardo Cucchi e il grande Marco Tardelli. Sono in partenza per Milano: la sfida continua e c’è da lavorare». Non c’è posto per i sogni, ma solo per l’impegno e lo studio. «Il futuro? Forse è un po’ presto, ma non escludo niente, neanche di tornare all’attualità, la mia grande passione. Inviata? L’ho fatto e mi è piaciuto, perché sono curiosa. Il giornalismo è il mio futuro, in qualunque forma».

E qual è la dote vincente?
Se le chiedi quale ritiene che sia la sua dote vincente, stringe appena gli occhi scuri, guarda in alto, sistema un invisibile capello ed esclama. «Essere come sei, anche in tivù. Il piccolo schermo, quando sei in diretta, non nasconde niente. Non puoi piacere a tutti, certo. Ma la semplicità abbinata alla competenza per me è sempre vincente. L’importante è riuscire a non prevaricare sul racconto». Poche divagazioni insomma. Come per le vacanze: poche e basso profilo. Ci può stare. Amori? Per la prima volta, Giorgia è laconica: «Da qualche mese sono molto felice».
 
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