«Gomorra» e «Made in Sud», due volti della Napoli che piace in tv

«Gomorra» e «Made in Sud», due volti della Napoli che piace in tv
di Federico Vacalebre
Mercoledì 18 Maggio 2016, 15:28 - Ultimo agg. 15:29
2 Minuti di Lettura
La morte e la vita. Il mercato della roba e quello dei sorrisi. «Gomorra 2» e «Made in Sud»: due delle tante facce di Napoli, due dei suoi tanti possibili racconti televisivi.

Ieri la fiction dal libro di Saviano su Sky sconvolgeva il suo pubblico con la morte di Conte, il boss cattolico innamorato di una trans canterina: non doveva morire, protestano in rete i fans, che hanno seguito la terza e la quarta puntata numerosi come mai, 1.153.135, più 89% rispetto agli stessi episodi della prima stagione.

Sempre ieri, su Raidue, il mucchio selvaggio dei neocomici napoletani salutava alle sua maniera Massimo Borrelli, scomparso la settimana scorsa dopo essere andato in scena sino all'ultimo con i Due per Duo: 2.050 spettatori, quasi il dieci per cento della platea televisiva.

«Gomorra», specchio neorealistico di una male innegabile, è stata accusata di essere in qualche modo amplificatore del cancro Sistema. «Made in Sud», comicità newpolitana basata su tormentoni e caratterizzazioni, è stato liquidato come un trash show, un'accozzaglia di volgarità non degne del sistema pubblico televisivo.

Napoli non è «Gomorra» e non è nemmeno «Made in Sud», ma quella Napoli evocata dai due programmi esiste e non si può bandire dalla rappresentazione: Napoli è anche «Gomorra» e Napoli è anche trivialissimo sfottò fine a se stesso. Mancano, dalla narrazione sul piccolo schermo, tante altre facce della città: inevitabilmente, vincono il dramma e il lazzo. Lo staff di Sollima riprende un Sistema livido, corroso e corrosivo,  è una spietata voce di dentro dell'universo camorristico, un viaggio al termine della notte che non passa mai. La squadra di Mormone mette in piedi un carosello comico su  tic e vizi dei napoletani. 

A leggere i dati Auditel, soprattutto se nella finzione muore il ferocissimo boss credente, soprattutto se lo show aggiunge una lacrima sul viso per dire addio - con la retorica del caso e del mezzo - un pezzo di famiglia che se ne va, quella Napoli piace in tutt'Italia.

Chi non ama «Gomorra», chi non ama «Made in Sud» ha tutto il diritto di dirlo, ma forse anche il dovere, soprattutto se lavora nella - vera o presunta - industria culturale di completare il puzzle, di mostrare le altre facce della città che non arrivano in tv.
© RIPRODUZIONE RISERVATA