I poliziotti delle fiction italiane sono tutti da psicanalisi

Luca Zingaretti è Montalbano
Luca Zingaretti è Montalbano
di Marco Castoro
Martedì 17 Gennaio 2017, 14:21 - Ultimo agg. 18:16
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Csi, Criminal Minds, Ncis e le altre serie tv made in Usa hanno catturato il telespettatore sfoggiando una squadra di perfezionisti e infallibili detective dell’Fbi. Negli ultimi anni però l’Europa, capitanata dagli scandinavi sta sfornando autoproduzioni di ottima fattura. A cominciare da The Killing con il detective Sarah Lund (impersonata dall’attrice Sofie Grabol). In grande spolvero pure i francesi che hanno trovato un detective, le cui avventure appassionano il grande pubblico. Falco è un poliziotto che è stato in coma per oltre 20 anni. Torna in servizio e i suoi metodi, appartenenti al passato, sono ancora efficaci. Inoltre c’è la storia familiare che appassiona. Sua figlia ora è grande (lui la lasciò che non aveva ancora un anno) e la moglie ha un nuovo compagno. Gli inglesi continuano ad affidarsi al classico. La serie che piace di più è Sherlock.

Un discorso a parte meritano i polizieschi italiani. I nostri commissari sono tra i più strani che si vedono in giro. Con nomi originali. Con spesso attori comici a interpretare i ruoli dei protagonisti. Tipo Lando Buzzanca nei panni del commissario Vivaldi, il maresciallo Nino Frassica, il carabiniere Flavio Insinna. Guido Caprino è Luca Manara. Giampaolo Morelli è l’ispettore Coliandro. Fino ad arrivare al vicequestore Rocco Schiavone interpretato da Marco Giallini e all'ispettore Giuseppe Lojacono, i cui panni sono indossati da Alessandro Gassmann nella fiction I Bastardi di Pizzofalcone. Queste ultime due serie hanno appassionato gli italiani che le hanno premiate con ascolti di massa. In questo periodo in onda c'è Gassmann che si mantiene tra i 6,5 e i 7 milioni di media. Mentre il competitor Csi - Crime Scene Investigation, in prima tv su Italia1, si ferma a 1,3 milioni. Ieri è uscito con le ossa rotte nel confronto anche Il Piccolo Principe (2,7 milioni) in prima tv su Canale 5.

Le storie dell'ispettore Lojacono stanno migliorando rispetto alla prima, il cui inevitabile confronto con Schiavone l'ha visto sconfitto. Ma il canovaccio non sfugge alla regola, neanche per Giallini e Gassmann. Inseguimenti, sparatorie, scene di azione restano una chimera. Chi le ha viste? Le storie vanno avanti con delitti che al massimo rompono qualche statuetta in casa. Con killer psicologici che alla fine confessano inevitabilmente senza un minimo di colluttazione. Tutto ruota intorno all'indagine. Come nei telefilm della Signora in Giallo che a mezzogiorno vengono visti ancora oggi da un milione di persone su Retequattro. Eppure basta leggere i giornali per scoprire quanto sia sanguinosa la cronaca italiana. Femminicidi, agguati di Camorra, acido e coltellate a raffica. Ma nelle fiction l'arma del delitto sono le mani o qualche arnese in casa. Gli spari si vedono solo nelle scene girate al poligono.
Inoltre tutti gli eroi dei polizieschi italiani hanno storie combattute. Accuse infamanti e situazioni familiari devastanti. Però sfoggiano una grande umanità. Tutto ciò aiuta a creare il personaggio. Ma possibile che tutti i collaboratori, gli altri poliziotti del commissariato, siano alle prese con problemi ancor più gravi? Alcuni di loro sono pure fuori di testa. Ma che immagine diamo all'estero di carabinieri e poliziotti italiani? Se poi i casi li risolve un prete, Don Matteo, che regala al pubblico sempre lo stesso finale e con la medesima espressione, l'unica, di Terence Hill? Lunga vita al Commissario Montalbano, che in questo quadro da psicanalisi, forse è il detective più normale che abbiamo in tv.
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