D'Alessio: «Elogio del Made in Sud tra sorrisi e canzoni»

D'Alessio: «Elogio del Made in Sud tra sorrisi e canzoni»
di Federico Vacalebre
Mercoledì 22 Febbraio 2017, 09:49 - Ultimo agg. 10:20
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Archiviato Sanremo, ma non le polemiche per la bocciatura, D'Alessio riparte da conferme (il nuovo album in uscita venerdì, giorno del suo cinquantesimo compleanno) e novità (la conduzione di «Made in Sud», su Raidue, dall'8 marzo).
 


L'album «24.02.1967», in copertina la sua carta d'identità, rilancia «La prima stella», il brano del Festival, insieme ad altri inediti e la cover di «L'immensità», già proposta anche all'Ariston. Ripartiamo proprio da quel palco. Smaltita la rabbia?
«Non era rabbia, ma... incomprensione. Che si usi il televoto per giudicarmi mi sembra democratico, come che si usi anche il giudizio dei giornalisti o di una giuria demoscopica. Se, però, si aggiunge il verdetto di un gruppo di presunti esperti, vorrei che fossero davvero tali, non che le mie canzoni, la voce di Al Bano, i versi di Ron e tutto il resto vengano votati da gente di cinema o da una blogger. Per il resto tanti auguri a Gabbani, ha vinto lui, basta guardarsi in giro per capire che quel risultato è giusto: il pubblico ha sempre ragione, altro che giuria di qualità».
Il disco è fedele al suo stile, ma a tratti sembra cercare altre direzioni, mischia nostalgia di romanticismo anni Settanta con soluzioni e arrangiamenti (Adriano Pennino siede sempre in cabina di regia) più contemporanei.
«È un lavoro aperto, in cui alla melodia si aggiunge un pezzo latino come Mi chica bomba o uno in napoletano come il conclusivo Pecché, dove alle complicazioni armoniche del pezzo di Sanremo si succedono cose semplici, giusto quattro accordi, come T'innamori e poi. Ecco, è come la vita, come la mia voglia di sorrisi e di canzoni, sapendo che in un sorriso si può nascondere un dramma, e viceversa».
Da Gigi & Ross a Gigi D'Alessio: cosa cambierà nello show comico made in Napoli?
«Che sarà un po' meno comico, ma non nel senso che arrivo io e farò piangere. Ci sarà più musica, io non farò il bravo conduttore, lasciando questo spazio a Fatima Trotta e Elisabetta Gregoracci, nè sarò mister prezzemolino, pretusino in ogni minestra: avrò con me la mia band ed inviterò ospiti per interagire con loro, se varrà la pena invaderemo anche gli spazi dedicati alla risata, altrimenti no problem».
Ilaria Dallatana, direttrice del secondo canale, ha voluto una svolta in direzione del varietà, con tanto di balletto guidato dal coreografo Filippo Mainini, ma sempre «verace», grazie alla sua presenza.
«Da sempre questo programma racconta una delle ricchezze del Meridione, l'arte di far ridere, la volontà di sdrammatizzare anche i momenti più neri. Le canzoni sono, storicamente, un'altra delle nostre eccellenze. Vogliamo sottolineare la ricchezza del Mezzogiorno: chi ci nasce ha una marcia in più, non in meno».
Come sceglierà gli ospititi?
«Niente marchette, voglio musicisti che vogliano divertirsi e divertire, non solo farsi promozione. Sto cercando di convincere Paoli per la prima puntata, vorrei fare un po' di classici napoletani, ma anche suoi, con lui e con Danilo Rea: Gino è uno dei più grandi cantautori italiani, ma anche un cittadino napoletano ad honorem. Poi vorrei Ermal Meta, Fiorella Mannoia, tanti amici partenopei...».
Ma è più facile far canzoni o battute?
«Le gag invecchiano presto, anche quando funzionano. Le melodie, se funzionano, più le ascolti più ti piacciono».
Chi comanderà tra lei e le due co-conduttrici?
«Sarà una presentazione condivisa. Tutti saremo capi e tutti saremo alunni, io magari in stile Pierino la peste. Il nostro sarà un programma che unisce, come il Sud che accoglie sulle sue coste chi scappa da guerre e carestie».