«Made in Sud» chiude, il Boss delle cerimonie nuova star

«Made in Sud» chiude, il Boss delle cerimonie nuova star
di Stefano Prestisimone
Mercoledì 20 Maggio 2015, 11:27 - Ultimo agg. 21 Maggio, 08:42
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Don Ciro, lo sgrammaticato boss delle cerimonie che sbaglia tutte le finali, che offre agli invitati pizzette lanciate dagli elicotteri o fa cantare «Champagne» da Leonardo Di Capri a bordo di un finto Titanic, è stato uno dei personaggi di punta della terza edizione di «Made in Sud».



Cliccatissimo sul web, domenica scorsa è stato ospite di Nicola Savino a «Quelli che il calcio» mentre tra i giovani imperversano i suoi tormentoni. Don Ciro è l’ultimo personaggio creato da Ciro Giustiniani, 38enne di Barra che è nella squadra di «Made in Sud» fin dai tempi di «Si..pariando», il laboratorio del Tunnel di Nando Mormone da cui è nato tutto.



Intanto lo show comico di Raidue stasera chiude i battenti con una puntata che raccoglie «il meglio di» mentre è in cantiere la quarta serie dopo gli ascolti di questa stagione, con una media spettatori superiore ai 2,5 milioni (con punte di 3 milioni) e uno share costantemente sopra il 10%.





Giustiniani, partiamo dal «boss delle cerimonie»?

«È la parodia di don Antonio Polese, il vero boss delle cerimonie, protagonista su Real Time di un programma molto kitsch. Dopo aver visto alcune puntate non ho resistito alla tentazione di imitarlo, con i suoi strafalcioni e la particolare pronuncia di alcune parole. All’inizio era un gioco che facevamo durante i laboratori, poi Francesco Albanese mi ha spinto a costruire il personaggio comico, a cui ho lavorato con Francesco Velonà e con lo stesso Mormone. E don Antonio, il patron della Sonrisa, non si è mai offeso, anzi. È un fan della mia imitazione e spesso è venuto anche ad assistere dal vivo al nostro show».



I cavalli di battaglia di Don Ciro?

«La collina di fronte al castello su cui troneggia un Padre Pio de Janeiro, la mitragliata di babà delle frecce tricolori, il cane di porcellana vivo che espelle confetti pronti per le bomboniere, i camerieri di terra e di mare, i mobili della camera da letto con i pomelli di San Marzano. Tutto all’eccesso, o come dice don Ciro, ”a beverun’, a zuffunn’, a migliara”».



Lei nasce monologhista comico.

«Assolutamente si. Le parodie dei personaggi passano, hanno una durata a tempo, il monologo è per sempre. Nelle prime edizioni facevo interventi flash vestito da San Gennaro, ora sono passato al boss delle cerimonie. Nella prossima dovrei fare ancora Don Ciro, che ha avuto picchi di ascolto altissimi, ma non mollerò certo i pezzi di satira di costume che fanne parte della mia costruzione comica. Sono da sempre appassionato degli ”stand up” americani, i monologhi senza filtro, alla Lenny Bruce o alla Eddy Murphy, e vengo dalla scuola di Alessandro Siani, di Simone Schettino, che sono dei capostipiti».



Anche «Made in Sud» ha i suoi detrattori, per qualcuno siete trash.

«La critica è fondamentale e serve a migliorare, non si può piacere a tutti. Il telespettatore è sacro e il pubblico è sovrano, dunque deve esprimere liberamente il proprio giudizio. Certo, se la critica viene da un giornalista o da un telespettatore, ben venga. Ma spesso le frecciate arrivano da addetti ai lavori, spesso per gelosia, perché magari hanno fatto il provino e non sono rientrati nel cast. Ma i numeri sono eloquenti».



Oltre la tv c’è anche il cinema.

«Ho partecipato a ”Il principe abusivo” e ”Si accettano miracoli” di Alessandro Siani e, con un cameo, anche nel film di Natale con Lillo & Greg, ”Colpi di fortuna”. Il cinema è pura magia, ma devo lavorare tanto, ora sono ancora in una fase di crescita».