Serao e «Il Mattino», una storia lunga 125 anni: doc su Sky Arte

Serao e «Il Mattino», una storia lunga 125 anni: doc su Sky Arte
di Davide Cerbone
Mercoledì 21 Giugno 2017, 10:07 - Ultimo agg. 23 Giugno, 13:17
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Il neonato Premio letterario che porta il suo nome e la premiazione al San Ferdinando, il giornale che fondò centoventicinque anni fa e la città che raccontò con impietosa partecipazione: tutto, nei venticinque minuti che Sky Arte HD (canale 120 del bouquet Sky) manderà in onda questa sera alle 19.45 fa da corollario alla figura leggendaria e tuttavia non abbastanza conosciuta di Matilde Serao. Per saldare almeno in parte questo debito, il direttore de «Il Mattino» ha deciso di dedicare alla fondatrice dello storico giornale napoletano un Premio letterario consegnato il 31 maggio scorso alla scrittrice italiana di origini armene Antonia Arslan. Partendo da quella cerimonia-spettacolo organizzata dal quotidiano con lo Stabile di Napoli e ospitata dal Teatro che fu di un altro gigante, Eduardo De Filippo, il documentario confezionato per Sky da 3D Produzioni con la regia di Thierry Bertini ripercorre la coraggiosa e rocambolesca vita di donna Matilde, madre di quattro figli e di altrettanti giornali, che si intreccia indissolubilmente con l'infaticabile opera di scrittrice e giornalista. E aggiunge un altro tassello all'opera di ricostruzione di una memoria rimasta a lungo nell'ombra.
 

«Abbiamo privilegiato la storia della Serao, che è densa di significato e merita di essere conosciuta dal grande pubblico. Per questo, la scelta, più che verso una direzione autoriale, si è concentrata su un montaggio accurato, capace di amalgamare materiali molto diversi tra loro. Direi che ci siamo riusciti», spiega soddisfatta Didi Gnocchi, fondatrice di 3D Produzioni, che ha appena dato il prodotto finito a Sky. Le telecamere sono entrate nella redazione de «Il Mattino», in via Chiatamone, dove hanno raccolto le testimonianze del direttore Barbano, del vicedirettore Federico Monga, della responsabile del settore Cultura e spettacoli Titta Fiore, del redattore capo Vittorio Del Tufo e di Donatella Trotta, che come Antonia Arslan ha studiato l'opera della Serao. A lei è affidata la lettura di alcuni brani tratti dai libri e dagli articoli della prima donna che fondò e guidò un quotidiano. «Ci sono brani da Il regno del terrore, un moscone che ironizza sugli esami scolastici che seminano il terrore tra i ragazzi, e da Canituccia, struggente racconto ristampato di recente nel quale ad una contadinella viene ucciso il miglior amico, il maialino Ciccotto», spiega Trotta. Non mancano inserti tratti dalla serata del San Ferdinando, che ha avuto come protagonisti gli attori in forza allo Stabile di Napoli: Mariano Rigillo, Angela Pagano, Claudio Di Palma, Cristina Donadio, Gaia Aprea e Massimiliano Gallo. Ma i pezzi del puzzle consegnato a Sky Arte non sono che uno sfondo per la storia di Matilde Serao, combattente dall'animo traboccante di umanità che nel 1892, con il suo sodale e marito Edoardo Scarfoglio, decise di fondare un quotidiano che da Napoli parlasse al Mezzogiorno e all'Italia intera.

«La Serao dimostra un'ampiezza di vedute e un'intelligenza che la mettono alla pari di qualsiasi scrittore del secondo Ottocento italiano», afferma la vincitrice del Premio, Arslan, nei minuti iniziali del documentario.
Barbano parla invece di «una personalità leggendaria della cultura italiana, simbolo di una dignità femminile che affermava già in quegli anni un nuovo protagonismo della storia». Il documentario sarà trasmesso in replica il 25 luglio, in occasione del novantesimo anniversario della morte di Matilde Serao, unica e indiscussa protagonista dei 26 minuti in onda venerdì sera. «L'abbiamo raccontata attraverso i suoi scritti - anticipa il regista Thierry Bertini -. Ne è venuto fuori un ritratto corale, in cui si mettono a fuoco i passaggi fondamentali della sua vita: dalla nascita del Mattino al suo ruolo di donna che ha diretto anche altri giornali, passando per Il ventre di Napoli, con un cenno al rapporto con Scarfoglio e al suicidio della sua amante, Gabrielle Bessard, fino al Nobel mancato per l'opposizione al fascismo. A questo abbiamo aggiunto stralci dell'intervista impossibile scritta da Antonia Arslan, dando spazio principalmente alle parti in cui emerge la sua forza di donna nell'ambito lavorativo e il suo rapporto con i bambini. Una figura unica. Tanto che il resto - confida il regista - diventa un pretesto».
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