«Lacci», invece, è stato adattato per la scena dallo stesso Starnone su esplicita richiesta dell’attore, che 25 anni fa fu l’interprete sia dello spettacolo «La scuola» (tratto dai libri «Ex Cattedra» e «Sottobanco», da due anni di nuovo in tournée) sia del film omonimo diretto da Luchetti. «Lo spettacolo in cui recito con mia moglie Maria Laura Rondanini, e di cui siamo anche produttori», spiega Orlando, «è il racconto di una fuga, di un ritorno, dei fallimenti che ci sembrano insuperabili e di quelli che ci fanno compagnia per tutta la vita».
Aldo, il suo personaggio, è un piccolo borghese cresciuto nei claustrofobici anni ‘60, «a cui poi all’improvviso si apre il mondo davanti e ne viene travolto». È un marito fragile, insicuro, senza speciali qualità che abbandona dopo 12 anni di matrimonio la moglie Vanda e i due figli, essendosi innamorato della giovane Lidia, per la quale si trasferisce da Napoli a Roma lasciandosi alle spalle una scia di rabbia e dolore.
Poi torna in famiglia, perché all’improvviso capisce qual è il ruolo di padre, che aveva sempre vissuto con superficialità, sopravvivendo in un tran tran quotidiano in cui ognuno cerca piccole e meschine rivincite. «Sua moglie lo ha ripreso in casa», prosegue Silvio Orlando, «ma in fondo non lo ha mai perdonato fino in fondo, incancrenita nel dolore, nella rabbia e alle prese con domande senza risposta. E il risentimento si riverbera nei figli, come un sasso lanciato in uno stagno: la domanda vera è se si possa stare in famiglia senza ipocrisie o se sia inevitabile nascondersi qualcosa l’un l’altro, visti i risultati devastanti della verità».