Si ritira Juan Riquelme, il calcio sudamericano perde una stella

Si ritira Juan Riquelme, il calcio sudamericano perde una stella
di Benedetto Saccà
Lunedì 26 Gennaio 2015, 18:44 - Ultimo agg. 23:09
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Nel giorno del 52esimo compleanno di José Mourinho, l’universo del pallone perde una delle stelle più brillanti. A 36 anni Juan Román Riquelme ha scelto di smettere di giocare: lascerà il campo, perché il corpo e la mente, ormai, hanno preso a rotolare su sentieri divergenti. «È stato meraviglioso, ma è arrivato il momento di lasciare. Non giocherò più a pallone, ho realizzato i miei sogni con il Boca Juniors e con l’Argentinos. E poi non avrei potuto mai affrontare il Boca da avversario», ha sussurrato qualche ora fa all’emittente Espn.



Riquelme è, e rimarrà di sicuro, un gigante del calcio. In Europa probabilmente ne abbiamo avuto una percezione parziale o, forse, deformata: ma i sudamericani, specie gli argentini, hanno colto appieno i contorni del quadro. Nobiltà tecnica, spirito grintoso, fame di sport e di vita: ecco i contorni del «Mudo», un’esistenza spesa nel (e per il) Boca Juniors. Indossando i colori degli xeneizes, Juan ha conquistato tre coppe Libertadores, un’Intercontinentale e tre campionati argentini. Ha incantato un paese e si è divertito, disegnando arabeschi, indovinando traiettorie impossibili, soprattutto regalando la felicità che soltanto chi il pallone frequenta può conoscere.



Maggiore di otto fratelli, Riquelme ha cominciato nell’Argentinos Juniors, poi è planato al Boca, quindi ha voluto sentire il profumo dell’Europa, è approdato al Barcellona e al Villarreal, infine ha ripreso la via di casa, tornando sia al Boca Juniors che all’Argentinos, proprio durante la scorsa estate. Ha vissuto momenti complicati, ha sfiorato una finale di Champions League col Villarreal, maledetto quel rigore fallito, e ha partecipato al Mondiale tedesco del 2006, selezionato dall’occhio intelligente del ct Pekerman. Qualche anno fa alcuni tifosi innamorati gli hanno perfino dedicato una statua, scoperta ad essere esatti il 2 luglio del 2011 nel museo della Pasión Boquense a Buenos Aires.



L’hanno definito uno dei più grandi, se non il più grande calciatore dell’epopea xeneizes. Lui però si è sempre schermito, pronunciando un nome che in Argentina ma non solo azzera il volume di mille ipotesi: Diego Armando Maradona. Per non sfociare nell’irriverenza del facile paragonare, ha preferito diventare «mudo» e parlare solamente sul campo, col campo, del campo. È stato un 10, anzi un «diez», speciale. Ora pensa di candidarsi alla presidenza del Boca Juniors: sentiremo ancora gli echi delle imprese. Di certo, ammirare il suo andare è stato un privilegio indimenticabile per migliaia di appassionati.