L'Avellino e Patierno-gol: «venti» in poppa

Contro il Crotone il bomber a caccia del record tra i professionisti

Avellino-Casertana
Avellino-Casertana
di Titti Festa
Venerdì 26 Aprile 2024, 09:00 - Ultimo agg. 14:25
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Non ci pensa. Non è nelle sue priorità. Perché per Chicco Patierno quello che conta è il noi, non l'io. Lo ha ripetuto più volte, in pubblico ed in privato.

È un suo modo di essere, di ragionare, di stare in campo.
«Quello che è conta è l'Avellino, è il traguardo che dobbiamo raggiungere. Il secondo posto prima di tutto, poi la B».

All'evento nel negozio Sky lo ha ribadito davanti ad un microfono, ma è il suo leitmotiv da sempre. «Stiamo bene, stiamo lavorando come sempre con concentrazione e grandissime motivazioni per l'ultima gara che ha già il sapore di finale. Vincere e basta: solo questo conta, solo questo ci interessa».
Tutto vero, tutto giusto ma c'è anche un altro obiettivo da raggiungere: il titolo da capocannoniere del girone C che si contende con Jacopo Murano. 19 reti per entrambi con una differenza sui rigori: 6 per Chicco, 1 per l'attaccante del Picerno.

Quando si sono incontrati faccia a faccia, lo scorso 30 marzo ci ricordiamo tutti come andò a finire: Patierno uscì dal campo trionfante, con il pallone tra le mani sorridente come un bambino che ha vinto la Coppa del Mondo dopo aver segnato ben tre gol.

Ma al di là di come andrà a finire la sua sfida l'ha già vinta perché ha saputo indossare quella pesante maglia numero 9 dei lupi con orgoglio e grande professionalità, perché ha smentito la fama degli attaccanti che arrivano ad Avellino e dimenticano come si fa un gol, perché è trascinatore vero, dentro e fuori uno stadio, perché non ha mai avuto paura e lo ha dimostrato, perché a 33 anni sa che arrivare in serie B sarebbe la giusta ricompensa dopo anni di gavetta, di partite giocate su campi di fango e terra battuta, perché sa che tutto quello che ha ottenuto lo ha conquistato da solo, e che forse il suo carattere di uomo vero e diretto è stata la sua forza, ma anche la sua pena per certi versi.
Nella storia dell'Avellino ha già superato idoli come Molino, pareggiato i conti con Mascara e Luiso che potrebbero però essere superati se domani esulterà.
Farlo sotto la Sud sarebbe ancora più bello anche perché la pace è stata sancita dopo il derby vinto con il Benevento e i diecimila che diedero una spinta incredibile alla squadra.

Non ci sarà il sold out contro il Crotone, anzi la prevendita sta andando alquanto a rilento perché la sconfitta di Taranto ha raffreddato, almeno al momento, gli animi ma Avellino è una piazza particolare: sa amare in modo più o meno forte ma di certo non sa abbandonare.
Ed allora c'è da immaginare che negli ultimi due giorni la vendita dei biglietti subirà un aumento perché i tifosi sono consapevoli che è la prima di una serie di finali che attendono l'Avellino di Pazienza.

Il tecnico sta dormendo poco e male in queste ultime notti perché i dilemmi che lo attanagliano sono sempre diversi.
Il primo è proprio relativo all'attacco, allo scegliere chi sarà il compagno di Patierno.

Se ancora Gori con il quale fa coppia fissa da Picerno, quando Sgarbi era squalificato, che però a Taranto non ha convinto soffrendo anche la pressione del pubblico, o se puntare sul numero 11 che ha superato completamente il lieve affaticamento della scorsa settimana e che all'andata fu autore dell'assist che portò Patierno a siglare l'uno a zero finale.

Resta la spada di Damocle anche dei diffidati: lo sono sia Sgarbi che Gori, insieme a Patierno e poi Cancellotti, Rigione, Frascatore, Dall'Oglio, Tito e Ricciardi. Quest'ultimo è in rampa di lancio per una maglia da titolare al posto di Llano sull'out destro.

In mezzo al campo altro dilemma con Rocca che sembra favorito su D'Ausilio per la maglia di interno sinistro.
«Non farò le mie scelte pensando ai diffidati» ha detto Pazienza prima di Taranto, difficile immaginare che contro il Crotone, con il secondo posto in ballo, cambi idea.

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