Napoli, senza la Champions addio agli assi

Napoli, senza la Champions addio agli assi
di Pino Taormina
Sabato 28 Marzo 2015, 17:23
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Napoli, senza la Coppa addio a milioni e assi Il Napoli resta la squadra con il bilancio più sano d'Italia, e non saranno di certo le incertezze in campionato a inquinare l'ottimismo di De Laurentiis e del suo amministratore delegato Chiavelli: eppure il gol di Pinilla e le tante amnesie domenicale rischiano di costare circa 50 milioni di euro. E all'orizzonte, una sforbiciata al monte-ingaggi. Nella scorsa stagione, grazie ai soldi per la partecipazione Champions del 2013/14, il club azzurro ha fatturato circa 190 milioni, piazzandosi al sedicesimo posto in Europa. I 38,9 milioni della Uefa hanno consentito di chiudere in attivo anche l'ultimo bilancio, così come accade ormai dal 2008. Il Napoli è una società ricca, ed è pure una società che spende. Ma attenzione: che non spande. Nel senso che il suo monte ingaggio - o costo del personale, in maniera assai più spicciola - non ha mai superato nella storia del club l'80 per cento dei ricavi. Nell'ultimo bilancio, anche a causa dell'incremento dovuto all'ingaggio di Benitez (3,7 milioni a stagione) e di Higuain (5,5 milioni) la percentuale ha sfiorato l'84%.



Ecco. La nota dolente del bilancio del club di Aurelio De Laurentiis è per l'appunto rappresentato dai costi: gli ingaggi sono saliti del 33% e senza Champions il trend sarà al ribasso. Il punto è tutto qui: il Napoli ha un bisogno vitale di accedere alla fase a gironi della Champions. In qualsiasi maniera: secondo posto, playoff oppure attraverso la conquista dell'Europa League. Altrimenti il fatturato azzurro subirebbe una dura frenata, con l'impossibilità finanziaria di sostenere un simile monte ingaggi. Il Napoli a gennaio ha fatto una operazione assai intelligente puntando su un giovane di talento (Gabbiadini), dallo stipendio sostenibile (1,2 milioni) e l'avvenire sicuro. Cosa che sarebbe costretta a fare anche questa estate senza Champions per il secondo anno consecutivo.



Facile a dirsi, ma nei fatto è complicato. Il bilancio 2014 del Napoli è il migliore nella storia azzurra con ricavi in crescita del 56% a quota 237 milioni (contro i 151 del 2013) e 20,2 milioni di utile, ma che sconta condizioni difficilmente ripetibili (la mega-plusvalenza di Cavani) I ricavi operativi e strutturali del Napoli (diritti tv nazionali, stadio e settore commerciale, senza calcolare i ricavi Champions e plusvalenza) sono rimasti sostanzialmente fermi in questi anni. Subirà però una sensibile impennata nei prossimi anni per la nuova ripartizione dei diritti tv della serie A (si passerà dai 61 milioni dello scorso anno ai 74 milioni del 2017/18). Gli introiti per così dire «standard» del club valgono intorno ai 130 milioni. I 50 milioni della Champions serviranno a evitare un ridimensionamento del progetto. E sarebbe la prima volta, dal 2011, che il Napoli «buca» la qualificazione Champions per il secondo anno consecutivo. Perché 50 milioni di euro? Grazie al nuovo accordo per i diritti tv raggiunto da Mediaset per il triennio 2015/18.



Un «bonus» da 230 milioni a stagione che rappresenta per i club italiani un notevole salto in avanti rispetto ai 130 milioni di euro a stagione previsti dal precedente accordo televisivo.
E senza questi soldi, significa che il Napoli dovrà sforbiciare, liberarsi di fardelli di vario tipo e limare il monte ingaggi. Chiaro: questo è solo il piano B, nell'ipotesi di un flop europeo per il secondo anno di fila. Una iattura, senza dubbio. A meno che il tesoretto di circa 55 milioni di euro accumulato in bilancio non venga utilizzato per mantenere inalterato il monte-ingaggi. Soldi che secondo le intenzioni dovrebbero essere utilizzati per il restyling radicale del San Paolo. D'altro canto, il segreto dei numeri del Napoli sta proprio nell'equilibrio fra i ricavi e le spese.
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