Atitech si allarga: rotta su Fiumicino. Lettieri: presto un accordo per la manutenzione degli aerei a lungo raggio, benefici per Capodichino

Atitech si allarga: rotta su Fiumicino. Lettieri: presto un accordo per la manutenzione degli aerei a lungo raggio, benefici per Capodichino
di Sergio Governale
Lunedì 29 Settembre 2014, 16:56 - Ultimo agg. 30 Settembre, 16:23
4 Minuti di Lettura


Atitech, con l’ingresso di Etihad nel capitale di Alitalia, ha una grande opportunità: ampliare il proprio business con la manutenzione degli aerei a lungo raggio, oltre a quella dei velivoli a corto e medio raggio già effettuata presso gli hangar di Capodichino.



Per questo motivo la società presieduta da Gianni Lettieri sta stringendo un accordo per sviluppare le attività in due hangar a Fiumicino, scalo che la compagnia emiratina ha intenzione di utilizzare come hub per le rotte intercontinentali con Alitalia. A riferirlo è lo stesso imprenditore partenopeo, al vertice anche di Meridie, la società di private equity quotata a Piazza Affari che detiene il 75% del capitale di Atitech.



La società di Capodichino è stata privatizzata subito dopo l’inizio della crisi internazionale assieme ad Alitalia e Ams: vuole ricordare quei giorni e i lunghi incontri a Palazzo Chigi?

«All’epoca ero presidente di Confindustria Napoli e mi spendevo molto per aiutare le imprese a superare il difficile momento congiunturale dovuto alla riduzione dei consumi, ma anche e soprattutto alla bolla finanziaria innescata dalla crisi dei mutui subprime. Eravamo infatti in pieno credit crunch: le banche avevano praticamente chiuso i rubinetti dopo il crack di Lehman Brothers. In quell’occasione chiesi al premier Silvio Berlusconi e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Gianni Letta di bloccare il pagamento delle rate dei mutui delle imprese. Venne introdotta una moratoria dal 2008 al 2010, in accordo con l’Abi, che ancora oggi le aziende italiane utilizzano. Sempre in quell’occasione mi chiesero di intervenire in Atitech, visto che la società restò fuori dalla privatizzazione di Alitalia».



Quale fu la sua impressione?

«Quando visitai l’azienda mi sembrò un delitto farla chiudere. Mi attivai quindi per formare una cordata. Meridie, appena fondata, svolse il ruolo di soggetto coordinatore, che avrebbe accompagnato gli imprenditori del settore. Quando si trattò di capitalizzare, molti di essi gettarono però la spugna. Nacque così l’attuale società: il 75% del capitale in capo a Meridie, il 15% alla nuova Alitalia e il 10% a Finmeccanica. L’accordo fu firmato alla Presidenza del Consiglio dei ministri».



Cosa prevedeva questo accordo?

«Il Governo si doveva attivare per formare un polo di manutenzione aerea internazionale con base a Capodichino, la Regione Campania si doveva attivare per fornire risorse per la riqualificazione e la formazione del personale, mentre Finmeccanica doveva assumere una parte degli esuberi e Alitalia offriva un contratto di manutenzione aerea esclusiva fino al 2015. Meridie metteva capitale e management».



Com’è andata?

«Nessuno ha mantenuto gli impegni presi a Palazzo Chigi, tranne Alitalia che ha rispettato il contratto. La Regione ha messo pochi spiccioli sul piatto. Senza considerare che c’era anche un progetto per ampliare l’hangar di Capodichino per far arrivare gli aerei a lungo raggio. E Finmeccanica non ha preso gli esuberi. C’è stata una cassa integrazione per il personale. Ora stiamo predisponendo un nuovo accordo per alcuni addetti che dovevano essere trasferiti ad Alenia Aermacchi, controllata da Finmeccanica. Anche il Governo non ha fatto nulla, anzi: alcuni aerei che dovevano essere manutenuti qui da noi sono stati spostati dalla Nato in Spagna».



Sei anni dopo, quale bilancio?

«Alitalia, dopo la cordata composta da banche e imprenditori italiani e malgrado l’ottimo lavoro condotto dall’attuale management, sarebbe in realtà fallita senza l’arrivo di Etihad. Ams, che faceva manutenzione e revisione dei motori di Alitalia, è attualmente in fase di concordato preventivo. Atitech, con 550 dipendenti, va bene e guadagna: ha un bilancio in utile, una cassa positiva e non ha debiti. E ha preso nuove contratti in tutto il mondo. Per me, che non ho mai avuto aziende a Napoli, dopo 30 anni di attività nel tessile è stata una grande soddisfazione. Grazie anche al grande lavoro fatto dalle maestranze. Abbiamo tra l’altro le certificazioni per lavorare sui Boeing 737 e 767, sui Canadair e sugli Embraer. Adesso Atitech fa il doppio del lavoro di prima».



Oggi Alitalia ha trovato in Etihad un’opportunità per rimanere sul mercato: ci saranno possibilità di sviluppo anche per voi, malgrado gli emiratini già si avvalgano di proprie società di manutenzione?

«Stiamo discutendo un accordo per effettuare la manutenzione degli aerei a lungo raggio a Fiumicino. Se ci riusciremo sarà una grande opportunità anche per Capodichino, perché se faremo un buon lavoro ci saranno ricadute sulle facilities napoletane, dove potremo lavorare anche per le controllate di Etihad come Air Berlin, che è già presente nello scalo. Siamo a un passo da un grande balzo che consentirà di tutelare ancora meglio i lavoratori di Capodichino, dove lavoriamo per Alitalia, Air Arabia, Meridiana-Air Italy e Mistral, alcune compagnie russe, una iraniana e la turca Pegaso».



La capogruppo Meridie, investment company quotata a Piazza Affari e da lei guidata, prima o poi dovrà uscire dal capitale: quando immagina sia possibile?

«Quando l’azienda sarà in totale sicurezza e il lavoro sarà completato».