Mail, foto e chat: ecco perché tutte le nostre informazioni non finiscono mai nell'oblio informatico

Mail, foto e chat: ecco perché tutte le nostre informazioni non finiscono mai nell'oblio informatico
di Marco Piscitelli
Giovedì 18 Febbraio 2016, 10:51 - Ultimo agg. 16:45
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Cancella cronologia. Cancella foto. Cancella chat. Cancella video. Quante volte, ogni giorno, effettuiamo almeno una di queste operazioni? Tantissime. Ma quante tra queste semplici azioni vanno a buon fine? Nessuna. Ebbene sì, la rimozione dei dati personali dalla memoria dei nostri compagni di lavoro e svago è un'operazione difficile, per alcuni versi impossibile.

I nostri dispositivi - smartphone, tablet e pc - possono immagazzinare i nostri dati più privati, personali ed in alcuni casi scomodi in eterno. Liberarsene definitivamente non è un gioco da ragazzi e può richiedere solo l'aiuto di software specifici, utilizzati da mani esperte. Il caso della Apple, che ha risposto con un secco «No» alla richiesta dell'Fbi di poter accedere ai dati contenuti nel cervello di un iPhone 5 utilizzato dai terroristi di San Bernardino, ha riportato sotto i riflettori un tema sempre aperto: quello della sicurezza dei nostri dati personali. E il dibattito, negli Stati Uniti, è destinato ad accendersi: i documenti elettronici che l'Fbi cerca sono infatti ancora sul cellulare di uno degli attentatori.

Si tratta di dati protetti da una password. Secondo gli investigatori Usa c'è il rischio concreto che tutti i dati ancora in memoria possano essere distrutti automaticamente da un particolare programma di protezione presente sugli iPhone. La ragione per non fornire agli investigatori la chiave per entrare nel sistema centrale dei dispositivi Apple e bloccare cosi l'«autodistruzione» appare essere questa: cedendo all'Fbi il lasciapassare verso i segreti nascosti degli iPhone, verrebbe meno uno dei fondamenti su cui si basa la vendita degli smartphone targati Apple: l'inviolabilità dei sistemi ideati da Steve Jobs & co.

L'esatto opposto del sistema operativo «concorrente», Android, che consente a tutti di poter entrare nel dna del sistema per modificarlo.Questo lo scenario possibile disegnato da Tim Cook, amministratore delegato di Apple dal 2011: «Il Governo Usa ci ha chiesto un nuovo sistema operativo che, messo nelle mani sbagliate, avrebbe il potenziale di sbloccare qualsiasi iPhone fisicamente in possesso di qualcuno. E mentre il governo può sostenere che il suo uso sarebbe limitato a questo caso, non c'è modo di garantire tale controllo». Insomma, il dibattito, al momento solo negli Usa, è più che mai aperto.Ma torniamo al punto di partenza. Cosa accade quando cancelliamo (o meglio siamo conviti di cancellare) i dati contenuti nei nostri dispositivi? Generalmente, quando clicchiamo su elimina file, il contenuto selezionato non subisce mai una cancellazione permanente. Il documento, infatti, è sempre archiviato in qualche angolo remoto della memoria del dispositivo. Questo vuol dire che il dato appena cancellato sarà facilmente reperibile.

Anche da una mano non necessariamente esperta.Un esempio: vogliamo vendere il nostro smarthphone? Selezioniamo nelle impostazioni del cellulare cancella tutti i dati e pensiamo di poter consegnare nelle mani dell'acquirente un prodotto «vergine». Purtroppo la nostra convinzione è del tutto errata. Quella che tecnicamente si chiama «formattazione» della memoria non cancella definitivamente i nostri dati, ma li comprime, dando ancora una volta la possibilità ai malintenzionati di recuperarli.Ma allora qual è la soluzione ideale? Il consiglio - come si legge sul sito del ministero della Difesa - è quella di procurarsi un programma specializzato che esegua la sovrascrittura dei dati: vale a dire la creazione e la cancellazione ripetuta di file. Solo questo passaggio, ripetuto decine di volte, vi consentirà di rendere davvero difficile, ma mai impossibile, il recupero di foto, video e documenti.Negli ultimi anni il business del recupero dei dati cancellati ha registrato una vera e propria impennata. Umberto Rapetto, ex generale della Finanza e fondatore del nucleo speciale frodi tecnologiche delle Fiamme Gialle, oggi è amministratore delegato di una società che si occupa di sicurezza informatica e di recupero dati, la HKAO.«Quando si tratta di recuperare le informazioni cancellate, il consiglio è quello di rivolgersi sempre a mani esperte e mai a siti internet non verificati o software gratuiti scaricabili in rete. Considerate che state dando i vostri dati sensibili a persone di cui dovete fidarvi» spiega Rapetto. Ma quanto può costare recuperare i nostri dati definitivamente?

«L'operazione di data recovery può costare più del valore del dispositivo all'interno del quale sono contenuti i dati e il tempo minimo richiesto è di due giorni di lavoro».Discorso a parte per le chat di Facebook, WhatsApp o Instagram. In questi casi la cancellazione dei dati è ancora più difficile perché le informazioni sono contenute anche sui server dei social network. Attenzione, dunque, quando decidiamo di cancellarci da una piazza virtuale: «Capita spesso - spiega Rapetto - che chi annulla l'iscrizione da Facebook e poi si iscrive nuovamente troverà tutti i dati precedenti. Una sorta di scavo archeologico i cui mattoni sono i nostri dati personali».