Israele, l'Argentina (come gli Usa) sposta l'ambasciata a Gerusalemme, l'annuncio di Milei provoca l'ira di Hamas

Israele, l'Argentina (come gli Usa) sposta l'ambasciata a Gerusalemme, l'annuncio di Milei provoca l'ira di Hamas
di Franca Giansoldati
Martedì 6 Febbraio 2024, 21:20
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L'Argentina presto avrà la sua ambasciata a Gerusalemme, riconoscendo la Città Santa come capitale di Israele. L'annuncio che ha subito fatto infuriare Hamas è stato fatto dal presidente argentino Javier Milei non appena atterrato in Medio Oriente per un viaggio che mei prossimi giorni lo porterà anche in Italia e dal Papa in Vaticano dove è atteso per lunedì prossimo. Il 53enne economista che sta rivoltando come un calzino la politica argentina ha voluto iniziare la sua prima visita ufficiale da capo dello Stato da una tappa più che simbolica, in Israele, andando a visitare i kibbutz dove sono stati massacrati il 7 ottobre 1200 ebrei dai terroristi di Hamas. "Il mio piano è quello di spostare l'ambasciata a Gerusalemme ovest". Una mossa analoga era stata fatta da Donal Trump nel 2018 e anche il presidente Biden ha mantenuto la decisione. 

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Il gruppo terrorista di Hamas ha "condannato fortemente" l'annuncio di Milei, considerando il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele una violazione («una violazione delle regole del diritto internazionale, considerando Gerusalemme come terra palestinese occupata»).

Milei per tutta risposta ha messo in chiaro che sta lavorando per mettere Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche al pari dell'Isis. 

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Milei è cresciuto in una famiglia cattolica, ma ha studiato scrittura ebraica. La comunità ebraica argentina è formata da 250.000 persone, una delle più grandi dell'America Latina.

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 Gerusalemme è la Città Santa contesa per eccellenza Per gli ebrei non è solo la loro capitale spirituale, fondata da re Davide: nel 1980, la Knesset l'ha proclamata, in modo unilaterale e non riconosciuto dalla comunità internazionale, "capitale unica, indivisibile ed eterna" dello Stato di Israele. Ma anche i palestinesi ne rivendicano la parte orientale come capitale di una loro futura nazione. L'abitato è diviso in due parti: ad Ovest la città ebraica, dove si trovano le maggiori istituzioni di Israele, gli uffici del Parlamento e del Governo; ad Est i quartieri arabi. Nel centro la Città vecchia, circondata dalle possenti mura ottomane si trovano i luoghi più sacri per buona parte dell'umanità: il Muro del Pianto, o il Muro occidentale, la Spianata delle Moschee, e il Santo Sepolcro, cuore della cristianità, controllato, in una sorta di pace armata, da cristiani latini, ortodossi, armeni, copti, etiopici e siriaci. 

La città - in ebraico Yerushalayim (che vuol dire 'ascolta') e in arabo al-Quds ('la Santa') - venne divisa tra parte occidentale e parte orientale dopo la proclamazione dello Stato di Israele nel 1948 e il conflitto contro gli eserciti arabi che non riconobbero la Risoluzione con la quale fu stabilito lo Stato di Israele. Fino al 1967, la parte est, che comprende anche la Città vecchia, è rimasta sotto controllo giordano. Poi, durante la guerra dei Sei Giorni, l'esercito israeliano sfondò ogni resistenza e i soldati con la Stella di Davide si ritrovarono, attoniti e increduli, davanti al Muro del Pianto. Diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza (nessuna vincolante) hanno denunciato o dichiarato non validi i tentativi di Israele di controllare o unificare Gerusalemme.

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Con la risoluzione 478 del 1980 (passata con 14 voti favorevoli e l'astensione degli Usa) in particolare, il Consiglio di sicurezza ha condannato la Legge per Gerusalemme del 1980 approvata dalla Knesset, definendola una "violazione del diritto internazionale". Nel 2009 l'Assemblea Generale, nella risoluzione 63/30, ha affermato che "tutte le azioni intraprese da Israele, potenza occupante, per imporre le proprie leggi, la propria giurisdizione e la propria amministrazione sulla Città Santa di Gerusalemme sono illegali e quindi prive di qualunque legittimità". 

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