Depurazione industriale in Irpinia, torna la crisi: sciopero e blocco degli impianti

Nuova protesta di sindacati e operai

La vertenza
La vertenza
di Alessandro Calabrese
Mercoledì 1 Maggio 2024, 09:56
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Tornano a fermarsi gli impianti della depurazione industriale in Irpinia. Il nuovo blocco delle attività deciso dai 53 lavoratori dell'Asidep e dalle loro rappresentanze sindacali unitarie scatterà domani. È quanto annunciato in una dura nota ufficiale che maestranze e riferimenti interni di Fiom, UilM e Fsmic hanno inviato alla Prefettura di Avellino, all'assessore regionale al Lavoro, Antonio Marchiello, al presidente dell'Asi, Pasquale Pisano, al liquidatore della partecipata del Consorzio, Giuseppe Dino Covino, a Confindustria Avellino e ai sindacati di categoria provinciali e regionali.

Con 5 stipendi arretrati non saldati e una trattativa sulla vertenza che da due mesi si è arenata, dunque, la protesta assume nuovamente toni esasperati. «Così non possiamo andare avanti e visto che i tempi della giustizia alla quale ci siamo rivolti sono lenti, da giovedì 2 maggio fermeremo tutti gli impianti e vigileremo per non permettere, come già successo a gennaio, che il presidente dell'Asi, infischiandosene dei diritti dei lavoratori, incarichi ditte esterne per rendere inutile la protesta».

Secondo lavoratori ed Rsu Asi e Asidep sono incastrati nei loro dinieghi, «perdendo tempo e risorse e aspettando che venga qualche mago con la bacchetta magica a risolvere i guai che hanno combinato e che cercano in tutti i modi di far pagare agli attuali 53 lavoratori della depurazione».

«Rispetto alla mole di debiti in cui hanno portato le società partecipate si legge nella missiva con un fallimento in esecuzione, quello del Cgs srl, e un altro alle porte, quello di Asidep, c'è un silenzio assordante. Davvero pensano di continuare a non pagare i lavoratori che da cinque mesi sono senza stipendio e che da tre anni con le loro famiglie vivono in difficoltà economica e incertezze sul futuro? In tutto questo, le istituzioni e gli organi di controllo non fanno niente, neanche rispetto al cambio delle carte in tavola sull'ipotesi di accordo per la quale il Tribunale Fallimentare aveva concesso una proroga alle procedure fino a metà aprile». Insomma, punto e a capo e ripresa del blocco degli impianti con tutte le conseguenze negative sul servizio e il rischio di inquinamento ambientale.

«Torniamo al punto di partenza afferma il segretario della Fiom Cgil, Giuseppe Morsa - sarebbe il caso che il presidente Pisano convochi le parti per riprendere il confronto dall'accordo proposto inizialmente che garantiva i livelli occupazionali, il pagamento delle spettanze arretrate e la modalità di utilizzo dell'ammortizzatore sociale. Senza garanzie non c'è intesa. Il sindacato non può accettare l'ipotesi di un ridimensionamento, soprattutto rispetto al fatto che ci sono tutte le condizioni per sostenere il mantenimento dei posti di lavoro, un servizio funzionante e addirittura altre assunzioni. Il problema è che siamo alla presenza di una cattiva gestione che deve cambiare». Intanto, si profilano problemi sia per le imprese che per i possibili danni ambientali. «Siamo di fronte a un tema delicato riprende Morsa sia per ciò che riguarda l'inquinamento sia per le difficoltà che avranno le aziende a smaltire i loro reflui. Ma di tutto questo sarà responsabile solo il presidente dell'Asi. Sarebbe utile che anche la Prefettura batta un colpo e provi a ricomporre il tavolo che il 15 novembre scorso portò a siglare un patto poi disatteso, richiamando in causa anche la Regione Campania che resta assente nonostante le sollecitazioni. Anche all'interno dell'assemblea dei sindaci del Consorzio dovrebbe svilupparsi un dibattito, partendo dal fatto che una soluzione diversa è possibile».

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