Morti sul lavoro, mattanza senza fine: in Campania 12 vittime in quattro mesi

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Inail nei primi tre mesi del 2024 sono state 145.130 (+0,4 per cento rispetto al primo trimestre 2023), 191 delle quali con esito mortale

Le bare di cartone al Plebiscito
Le bare di cartone al Plebiscito
di Lorenzo Calò
Sabato 4 Maggio 2024, 08:00 - Ultimo agg. 5 Maggio, 14:04
4 Minuti di Lettura

Gli ultimi due casi, in ordine di tempo, appena ieri. Due feriti gravi, prognosi riservata e inchieste giudiziarie aperte per accertare eventuali responsabilità e negligenze. Si aggiorna così l'impietoso elenco degli infortuni sul lavoro, con due nuove tappe: Gallipoli e Ottobiano. Da Nord a Sud nessuna differenza. Nel primo caso, un operaio di 27 anni, è rimasto ferito alla testa da un pezzo di cornicione staccatosi da un palazzo: stava lavorando su una impalcatura all'interno del residence «Le Fontanelle», sul lungomare Marconi nella località turistica del Salento. Nel Pavese un manovale di 36 anni ha riportato alcune ustioni dopo essere stato raggiunto da una scarica elettrica mentre stava effettuando dei lavori di manutenzione in una cabina che gestisce un impianto fotovoltaico. 

Le cifre 

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Inail nei primi tre mesi del 2024 sono state 145.130 (+0,4 per cento rispetto al primo trimestre 2023), 191 delle quali con esito mortale (-2,6 per cento).

In aumento anche le patologie di origine professionale. Si tratta di dati provvisori, evidenzia sempre l'Inail, ma la contabilità è già allarmante.

Secondo l'istituto dunque sono 191 i morti in Italia nel primo trimestre del 2024 contro i 196 del 2023 ma in aumento rispetto allo stesso periodo calcolato singolarmente sugli anni che vanno dal 2019 al 2022. E neppure su questo i dati sono concordi: pesa il lavoro nero, incidono situazioni di diffusa illegalità, carenza di protezione sociale. Ecco perché, ad esempio, secondo la Cgil, nel primo quadrimestre 2024 i decessi per infortunio sul lavoro sono addirittura 350 in tutta Italia, 12 in Campania mentre l'Inail nel suo report parla di 191 casi di denunce di morte sul lavoro. Una spoon river senza fine. I sindacati fanno appello al governo e puntano l'indice contro la inadeguatezza delle normative in vigore e si soffermano sulla necessità di fermare «l'assurdo sistema degli appalti a cascata che deresponsabilizza le singole aziende e manda in tilt il lavoro degli ispettori impegnati nell'individuazione dei colpevoli di questa strage». Giovedì scorso altri due decessi in provincia di Napoli, in due cantieri edili; un'altra persona è rimasta uccisa dopo essere stata schiacciata da un trattore in Sicilia.

Edilizia e agricoltura restano pertanto i settori con la più elevata incidenza di eventi nefasti per la sicurezza sul lavoro e la salute dei lavoratori. Questo al netto della casistica relativa a infortuni che provocano danni permanenti, problemi fisici che poi, inevitabilmente, determinano inabilità momentanee o definitive, con costi sociali altissimi. 

Video

Il monito 

Nei giorni scorsi era stato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a invocare attenzione e rispetto sul tema della sicurezza sul lavoro: «Non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti, provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre. Mille morti sul lavoro in un anno rappresentano una tragedia inimmaginabile. Ciascuna di esse è inaccettabile», le parole del capo dello Stato. Ieri è intervenuto anche l'arcivescovo di Napoli, monsignor Mimmo Battaglia con un'analisi durissima, concetti chiari e netti: «Il lavoro è il termometro più sensibile della dignità, del rispetto, della giustizia, del vivere civile - ha detto - Parole come competitività, produzione, profitto - ha ammonito don Battaglia - vanno accompagnate con altre parole come solidarietà, sussidiarietà, dignità delle persone, per evitare che la tempesta ci trascini via. È necessario il tempo della responsabilità, la sicurezza non è un costo, il lavoro è vita, è dignità della persona, se diventa sfruttamento deve generare repulsione. Queste morti riguardano tutti, per questo è urgente una presa di coscienza collettiva per un futuro degno di un paese civile e moderno. Non ci può essere un lavoro privato di diritti - ha concluso l'arcivescovo di Napoli - la sicurezza non deve essere vista come un costo o come un lusso. Siamo persone umane, non pezzi di ricambio». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA