Iran, cosa succede ora? La guerra a Gaza, il nucleare, la successione e la repressione: così cambia il Paese

Al vice Mokhber la regia per la sostituzione, ma non sarà lui a raccogliere l’eredità. L’ultima parola è di Khamenei: si scalda il fronte ultra-conservatore

Iran, cosa succede ora? La guerra a Gaza, il nucleare, la successione e la repressione: così cambia il Paese
Iran, cosa succede ora? La guerra a Gaza, il nucleare, la successione e la repressione: così cambia il Paese
di Sara Miglionico
Lunedì 20 Maggio 2024, 23:41 - Ultimo agg. 22 Maggio, 11:11
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Che cosa succede adesso secondo la Costituzione?

La morte del presidente Raisi fa scattare la procedura dell’art.131 della Costituzione: passaggio dei poteri al primo vicepresidente, Mohammad Mokhber, il quale costituisce un Consiglio composto dal presidente del Parlamento, dal capo della Guardia rivoluzionaria e dal magistrato più alto in grado, per indire entro 50 giorni nuove elezioni. La televisione iraniana ha subito trasmesso le immagini del Consiglio nel pieno delle funzioni, con Mokhber presidente, a conferma delle rassicurazioni di Khamenei, la Guida Suprema, circa la continuità del governo e di tutti i poteri.

Chi è Mokhber, il vice di Raisi che lo sostituisce?

L’unica apparizione pubblica di Mohammad Mokhber, 68 anni, come vicepresidente risale all’ottobre 2022, membro di una delegazione di alto livello iraniana che a Mosca formalizza la vendita di droni e missili balistici a Putin. Il potere di Mokhber, primo dei 12 vicepresidenti, si fonda sulla stretta relazione con la Guida Suprema e sul controllo di una mega-holding finanziaria a supporto di Khamenei: miliardi di dollari in asset gestiti dalla Mostafazan Foundation, Sina Bank e Setad. Forzieri coinvolti nella distribuzione del vaccino contro il Covid-19. Sanzionato dagli Usa, Mokhber ha fondato la Barakat Foundation, network di industrie sanitarie e farmaceutiche. Un finanziere di Stato, servitore e foraggiatore del potere, gradito a Khamenei.

Cambierà qualcosa con le prossime elezioni?

Politicamente, c’è da aspettarsi uno spostamento ulteriore a destra, sul fronte ultra-conservatore legato da un lato alla Guida, dall’altro a tutto l’apparato di potere militare e economico dei pasdaran. Nessuno spazio per le frange pragmatiche e riformiste di Rouhani, l’ex presidente dei moderati, alfiere sempre più debole di una piazza spenta.

Chi potrebbe essere tra due mesi il nuovo presidente?

È raro che il primo vicepresidente ora reggente ambisca alla presidenza.

Anche se anziano (85 anni), malato e indebolito, Khamenei continua ad avere la prima e ultima parola sul candidato alle prossime elezioni. È possibile che sia una figura ancora sconosciuta, scelta per la sua rigida obbedienza e la mancanza di visibilità e popolarità. Si tratterà di vedere se i pasdaran vorranno esprimere un loro uomo. Il capo è Mohammad-Baqer Qalibaf. Il più alto esponente della magistratura, dalle cui fila proveniva Raisi, è invece Gholam-Hossein Mohseni Ejei. Altri papabili Ali Larijani, veterano della Guardia Rivoluzionaria che già aveva sperato nella presidenza nel 2021, l’ex presidente Ahmadinejad con un rapporto però deteriorato con la Guida, e lo stesso Rouhani, che l’ultima volta non si era potuto presentare perché al secondo mandato.

Chi gestisce il potere reale in Iran?

La Guida Suprema, Khamenei, anche se non ha più il carisma degli Ayatollah di una volta, non quella di Khomeini. Accanto a lui, come base del suo stesso potere, il corpo dei pasdaran, l’élite delle Guardie rivoluzionarie, detentori del potere militare diventato anche politico ed economico.

C’è più o meno spazio per il dissenso?

Nessuno spazio per il dissenso, stroncato nelle manifestazioni che per mesi e mesi hanno invaso le piazze iraniane dopo la morte in carcere di Mahsa Amini nel 2022, la ragazza curdo-iraniana che aveva indossato male il velo. Il dissenso non è riuscito a legare la protesta al disagio di categorie economiche che formano il tessuto sociale di riferimento delle città. In più, non esiste un leader riconosciuto degli insorti.

Chi potrà succedere a Khamenei?

Raisi era in discreta posizione, per quanto poco carismatico e privo di consenso. Per tutti era il “macellaio di Teheran”, perché nel 1988, da magistrato, aveva condannato a morte migliaia di oppositori. Un regime che ha combattuto la discendenza familiare dello Scià si ritrova ad avere due possibili candidati a succedere a Khamenei che sono discendenti di Guide Supreme. Uno è il figlio, Mojtaba Khamenei, 55 anni. L’altro è Hassan Khomeini, nipote del fondatore della Repubblica Islamica, che ha interrotto la lettura del Corano per pregare per Raisi ancora disperso. Alla fine, invece di promuovere un figlio o nipote, il vecchio Khamenei potrebbe scegliere una figura meno familiarmente esposta.

Quanto peso politico aveva il ministro degli Esteri morto con Raisi?

Tra le vittime dell’incidente c’era un altro personaggio importante, che ha avuto una discreta visibilità nelle ultime settimane come l’uomo che per conto della Guida dialogava personalmente con i capi di Hamas, Hezbollah, Jihad islamica e Houthi. E che gestiva pure le trattative indirette di Teheran con Washington attraverso l’Oman, il Paese del Golfo mediatore privilegiato degli Ayatollah con l’Occidente. Hossein Amir-Abdollahian, 60 anni, era la proiezione esterna del regime. Cresciuto all’ombra dei precedenti ministri degli Esteri, interlocutore anche dell’Occidente, aveva rifiutato la proposta di fare l’ambasciatore in Oman da parte di Mohammad Javar Zarif, per poi prenderne il posto nel 2021, scelto da Raisi. Era per Khamenei come Lavrov per Putin.

Cambierà qualcosa nella politica estera iraniana?

Tutti gli osservatori sono concordi nel ritenere che nulla cambierà di sostanziale nella politica estera di Teheran, dettata non da Raisi né dal ministro Amir-Abdollahian, ma direttamente dalla Guida Suprema e dai pasdaran. Ancora armi ai proxy, provocazioni e missili su Israele. Mordi e fuggi con israeliani e americani.

Che ne sarà del programma nucleare?

L’uscita dal Trattato che limitava l’arricchimento di uranio iraniano, decisa da Trump, aveva già consentito a Teheran di potenziare il suo programma in vista di un impiego militare. Con la scomparsa di Raisi, esponente della prima generazione di rivoluzionari, accrescerà il suo potere la fazione dei pasdaran, favorevoli alla produzione dell’arma atomica il prima possibile, come deterrente.

Cambieranno i rapporti con l’Arabia?

Nessun prevedibile cambiamento neppure su questo fronte, anche se Raisi e il ministro degli Esteri erano gli uomini che avevano messo in pratica l’indirizzo di Khamenei circa la politica offensiva dei proxy in tutta l’area. Ministro degli esteri reggente è stato nominato il capo dei negoziatori sul nucleare, Ali Bagheri Kani.

Quali riflessi sulla guerra a Gaza? Israele deve temere di più o di meno dal nuovo Iran?

I due grandi nemici dell’Iran, Usa e Israele, non devono aspettarsi una posizione più morbida, né un cambiamento nell’approccio che l’Iran ha verso la guerra a Gaza. L’interesse resta quello di una stabilizzazione ma con una forte pressione militare e terroristica su Israele. E una politica della diffidenza verso il nemico storico sunnita, l’Arabia di Bin Salman.

Dubbi sull’incidente di Raisi? Può essere un sabotaggio?

La fitta nebbia, le condizioni atmosferiche e quelle del terreno, oltre alla lunga tradizione di incidenti agli elicotteri iraniani privi di pezzi di ricambio originali dal 1979, e soprattutto la mancanza d’interesse a uccidere Raisi da parte di Israele, fanno pensare che sia stato davvero un incidente. Più difficile sostituire un generale o un ingegnere nucleare che un presidente, commentano gli osservatori internazionali.

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