Sospetti di tradimento, agenti infiltrati e “doppio gioco” mediorientale. L’attacco di Israele al consolato iraniano a Damasco che ha colpito il comando delle forze Quds delle Guardie rivoluzionarie iraniane in Siria e Libano, e il contrattacco dell’Iran con 350 fra missili e droni su Israele, scavano un solco tra il regime degli Ayatollah e i Paesi “amici” di Siria e Iraq. Che non hanno intenzione di essere coinvolti in una guerra regionale e non vogliono esporsi alle rappresaglie americane e israeliane. Dopo il raid a Damasco, in realtà mai rivendicato da Israele, in cui sono stati uccisi il generale Mohammad Reza Zahedi, il suo vice Mohammad Hadi Rahimi e i loro sub-comandanti, l’Intelligence iraniana e quella siriana avrebbero avviato un’indagine congiunta per escludere soffiate da dentro i servizi di sicurezza siriani. In pochi mesi, 18 alti ufficiali iraniani dei Pasdaran sono stati chirurgicamente eliminati in Siria da droni o caccia con la Stella di Davide. Possibile che i “servizi” di Damasco, sempre ben informati, ne fossero all’oscuro? Secondo rivelazioni della Tv Bloomberg, rilanciate da media israeliani come Maariv e Jerusalem Post, gli iraniani avrebbero deciso a un certo punto di proseguire le indagini da soli, avendo dubbi su possibili collusioni nell’intelligence siriana col nemico. E, anzi, che siano avallate dallo stesso dittatore siriano, Bashar al-Assad. Non a caso, come rivelato da L’Orient-Le Jour, Assad avrebbe negato a Teheran il permesso di attaccare dal territorio siriano le alture del Golan occupate da Israele. Si tratterebbe delle prime crepe nell’Asse della Resistenza contro Israele e Stati Uniti. Le indiscrezioni su possibili coperture nell’intelligence siriana in chiave anti-Iran verrebbero da un delatore dei servizi siriani, una gola profonda che avrebbe segnalato il legame tra gli operativi Hezbollah filo-iraniani assassinati in Siria e gli 007 siriani. Da questi ultimi potrebbero esser partite le “dritte” agli israeliani.
IL QUADRO
Lo scenario è coerente con notizie filtrate prima della risposta di Teheran a Israele, sul possibile contrattacco dalla Siria.