Lasciano gli studi prima del tempo oppure lasciano l’Italia, per cercare il lavoro altrove. Sta di fatto che per mezzo milione di giovani non è semplice formarsi e farsi un futuro, in Italia. Un triste fenomeno sia a livello sociale sia economico: di questo passo, infatti, le aziende italiane saranno sempre più in difficoltà nel trovare personale qualificato. I numeri, preoccupanti, arrivano dall’Ufficio studi della Cgia: nel 2022 i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato la scuola prima del diploma, quindi avendo in mano al massimo la licenza di terza media, sono stati 465.000. Più di uno su dieci, visto che rappresentano l’11,5% del totale in quella fascia di età. Un dato che porta l’Italia a svettare in un triste podio, peggio riescono a fare solo la Spagna con il 13,9% e la Germania con il 12,2%, mentre nell’area Euro la media degli abbandoni è del 9,7%.
CERVELLI IN FUGA
Non solo, dal mondo giovanile e in merito alle prospettive future per i ragazzi emerge anche un altro fenomeno, quello dei cosiddetti cervelli in fuga.
Oltre al preoccupante calo delle culle, da considerare a livello sociale, emerge ora anche un aspetto economico e lavorativo: negli anni verranno infatti a mancare sempre più diplomati e ragazzi formati per impieghi qualificati. Che cosa si rischia allora? Secondo Cgia, l’Italia rischia di andare incontro a ricadute pesantissime anche per le imprese che avranno sempre meno giovani da assumere per ruoli strategici, per cui serve una formazione specifica. Per le Poi, le piccole e medie imprese, è già molto difficile oggi, infatti, trovare personale da assumere e da inserire nei processi produttivi. Nel 2023 è infatti aumentata per le imprese la difficoltà a procedere nelle assunzioni programmate: secondo i dati del Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere con Anpal, il 48% delle assunzioni programmate dalle imprese per settembre e ottobre scorso ha avuto forti difficoltà a trovare il personale adeguato. In sostanza le imprese non hanno trovato personale adatto alle loro necessità. E si tratta di un dato che cresce spaventosamente visto che è in aumento di 5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2022. Una percentuale molto alta che, per diverse figure tecnico-ingegneristiche e di operai specializzati, addirittura arriva anche al 60% e 70%.
GLI ISTITUTI TECNICI
Su questo aspetto il Governo sta lavorando per potenziare gli istituti tecnici professionali, con la riforma del 4+2 che permette di diplomarsi un anno prima per poi accedere agli ITS, gli istituti tecnici superiori altamente qualificanti e collegati con il mondo del lavoro tanto da garantire tassi di occupabilità che in molti casi superano l’85%.