La sfida della “nuova era” non è quella per il nuovo allenatore o per l’erede di Osimhen: con 250 milioni tra riserve di bilancio e introiti della cessione a peso d’oro del bomber nigeriano non mancano le alternative al patron Aurelio De Laurentiis. Ma c’è un Napoli che è rimasto ancora quello ancorato al passato, vecchio nella dimensione: nulla è stato mai investito per un centro sportivo, per lo stadio di proprietà, per realizzare la squadra femminile, per rafforzare il settore giovanile. Tutte operazioni che proiettano nel futuro, ma che ormai fanno parte delle politiche del presente. D’altronde, ricordate il famoso “business plan” di Benitez? Ecco, partiamo da allora: non è cambiato nulla, nessuna delle risposte che cercava lo spagnolo sono mai arrivate. Quando Spalletti racconta del divano-letto nel suo ufficio a Castel Volturno fa trapelare un altro aspetto del miracolo azzurro: vero che - per sua scelta - il ct aveva scelto di dormire nel centro sportivo, ma è altrettanto vero che nel quartier generale non c’erano (e non ci sono) stanze attrezzate per dormire. Neppure una. Non è una questione di inseguire Milanello o Appiano Gentile: ma quasi tutti i club hanno ormai della strutture di proprietà dove gestire i propri ritiri. E non solo quelli da Champions. Il Napoli no. O meglio non ancora. De Laurentiis si gira intorno, ma servono spazi, terreni, strutture, idee. Quello che non manca sono le risorse: non solo la liquidità accantonata (nell’ultimo bilancio al 30 giugno 2023 era di circa 167 milioni) ma anche per la linea di credito che un club solido come il Napoli ha. A chiunque decida di rivolgersi. Bagnoli? Vero, se ne parla. Ma sono ancora solo progetti. Come quelli che lo vedono in giro tra Caivano, Afragola, i paesi dell’area vesuviana. Se c’è un rallentamento, è probabilmente legato a un riavvicinamento con la proprietà del centro tecnico di Castel Volturno: la famiglia Coppola ha fatto sapere di non voler rinnovare il fitto che scade a fine 2025. Ma, forse, c’è una trattativa in atto. Che, magari, coinvolge anche la struttura alberghiera che dal 2013 al 2015 ha accolto Rafa Benitez e gran parte del suo staff e che fino a tre anni fa ospitava anche i ritiri dei calciatori quando era previsto (l’ammutinamento nella notte di Salisburgo era proprio legato al rifiuto di tornare a Castel Volturno).
Il passo indietro
Ma non è tanto il nono posto in classifica, l’annata storta capita a tutti, può succedere: è il piano del Napoli che va al di là del tecnico e della campagna acquisti che sembra a un punto fermo.