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A sei giorni dall'attacco letale dello squalo le autorità colombiane dell’isola San Andrés ancora non hanno deciso se: aprire un fascicolo sulla morte di Antonio Straccialini, disporre l’autopsia o firmare l’autorizzazione per la restituzione della salma alla famiglia. Nel frattempo le notizie che arrivano dai Caraibi stanno facendo indignare e imbestialire i rosetani. In effetti leggendo alcuni comunicati: «Il luogo in cui si trovava l’italiano, noto come La Piscinita, è una "zona di conservazione", per la quale erano stati invitati turisti e residenti dell'arcipelago al rispetto dell'habitat delle specie autoctone».
A ribattere è Monia Petraccia.
«Antonio era un viaggiatore esperto da oltre trent’anni non era di certo uno sprovveduto, – sottolinea Monia – lui preparava tutti i viaggi in modo meticoloso. In ogni luogo che ha visitato ha sempre rispettato le regole e usanze del paese. Se avesse saputo che lì c’erano degli squali, posso assicurare, che non ci si sarebbe mai fatto una nuotata». Nel contempo molti turisti hanno abbondonato l’isola e il personale della Corlina, la guardia costiera della marina nazionale e la polizia stanno effettuano controlli e sorveglianza sul lato dell’incidente, con lo scopo di garantire la protezione degli squali e la sicurezza dei residenti e turisti affinché non usino questa zona bagno.
Martedì prossimo sono attesi degli esperti internazionali per allontanare i predatori da quella zona e riportarli fuori dalla barriera corallina nella zona est del Mar di Caraibi che grazie a 14 anni di totale protezione dell’ambiente marino della zona, la popolazione di squali è cresciuta fino a diventare, secondo recenti ricerche scientifiche, la seconda per importanza del mondo.
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