Anziani soli d’estate: la missione della Caritas di Avellino

Sono circa 3.500 gli anziani residenti ad Avellino. Molti dei quali hanno perso il coniuge, i figli vivono lontano e si trovano soli a dover pagare affitti e utenze

Carlo Mele
Sono circa 3.500 gli anziani residenti ad Avellino. Molti dei quali hanno perso il coniuge, i figli vivono lontano e si trovano soli a dover pagare affitti e utenze. Sono i nuovi...

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Sono circa 3.500 gli anziani residenti ad Avellino. Molti dei quali hanno perso il coniuge, i figli vivono lontano e si trovano soli a dover pagare affitti e utenze. Sono i nuovi poveri che abitano la città. Un trend che si era avviato con la pandemia e oggi corre ancora più forte con la crisi economica, tanto che non si fa fatica a definirla come una vera e propria emergenza non più circoscritta alle periferie ma estesa a tutta la città. Questi invisibili hanno difficoltà a mettere un piatto a tavola, a pagare le utenze, a programmare una visita medica di controllo. Per questo la Caritas diocesana del capoluogo ha voluto ricordare, con l’imminente arrivo dell’estate, uno dei periodi più delicati per chi è avanti con l’età e vive solo, il servizio telefono amico per la terza età. Un presidio telefonico che non andrà in vacanza. 


Il servizio, infatti, continuerà a essere attivo tutte le mattine dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 per rispondere ai bisogni e agli interventi di prima necessità a livello domiciliare quali: spesa, riviste, medicinali e altri generi. Inoltre, lo stesso assolve alla funzione di compagnia e ascolto delle solitudini che in questo periodo sono più marcate. Il numero da comporre è lo 0825 31756. «Chi chiama i nostri operatori – spiega Mele – lo fa per un bisogno impellente come appunto la spesa, l’acquisto di medicinali o altri problemi domestici». Ma non è tutto. Spesso dietro a quella richiesta di necessità si nasconde il bisogno di interfacciarsi con un altro essere umano. «Stando soli a lungo molti anziani finiscono per chiudersi interiormente e a non prendere più parte alla vita attiva - aggiunge -. Dobbiamo invece prenderci cura di loro che sono i custodi della memoria, della storia e delle radici. I nostri nonni devono essere messi in condizione di poter raccontare e trasferire quella memoria ai più giovani». 
Per la Caritas è importante anche evitare che troppi anziani finiscano nelle case di cura dove - dice il direttore - «sono ben accuditi ma perdono in vitalità».

Le emergenze però, fanno sapere dalla Caritas, non riguardano solo gli anziani. «Oggi si fa fatica a curarsi - denuncia Mele -. Le persone, non solo quelle più anziane, non hanno gli strumenti economici per potersi tenere in salute, per fare delle visite di routine, per assicurarsi dei medicinali. Noi facciamo il possibile con i centri d’ascolto, la mensa che teniamo aperta tutti i giorni e i dormitori, ma anche le nostre risorse scarseggiano. E sempre più persone si rivolgono alla Caritas». Mele sottolinea anche l’impreparazione delle istituzioni a gestire richieste che pervengono, ormai, da persone che si vedono costrette a fare i conti, per la prima volta, con difficoltà economiche; perché non sono soli gli extracomunitari che terminano i loro percorsi con le Prefetture a chiedere aiuto. Da qui l’appello alle nuove generazioni a venire incontro alla missione della Caritas: «C’è bisogno di più attenzione nei confronti del prossimo: di chi vive nel nostro condominio, nella casa a fianco o di chi incontriamo per strada. Questo porterebbe quel cambiamento necessario in un mondo dove viviamo il nostro quotidiano in modo frenetico dimenticandoci del prossimo» chiosa Carlo Mele.

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Il Mattino