Avellino. Ago dimenticato nell’inguine di una paziente: condannati

Avellino. Ago dimenticato nell’inguine di una paziente: condannati
Ago dimenticato nel corpo di una paziente: condanna per due medici ed un assistente di sala operatoria. La sentenza di primo...

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Ago dimenticato nel corpo di una paziente: condanna per due medici ed un assistente di sala operatoria.

La sentenza di primo grado è stata emessa dal giudice Lezzi presso il Tribunale di Avellino. I dipendenti dell’Asl, all’epoca dei fatti in servizio presso l’ospedale «Criscuoli» di Sant’Angelo dei Lombardi, sono stati ritenuti responsabili di un grave errore. Lasciarono nell’inguine di una paziente un ago da sutura. L’episodio risale al 13 ottobre del 2008, giorno in cui la signora Francesca Giacobbe di Flumeri, allora 66enne, fu sottoposta ad intervento chirurgico. L’esito dell’operazione - eseguita nel reparto di ginecologia - fu valutato positivamente, al punto che la donna fu regolarmente dimessa. Ma le prime avvisaglie del caso di malasanità fecero capolino ben presto: dolori lancinanti e difficoltà a deambulare.



Il tutto aggravato da una emorragia. L’anziana signora – difesa dall’avvocato Angelo Ianniciello - si recò nuovamente presso l’ospedale altirpino. Vi rimase sotto osservazione per un giorno.
«Nessuno si era accorto di nulla – ricorda –. Mi fu detto che quei disturbi derivavano dal decorso post operatorio».
Le fu consigliata una cura farmacologia ed una visita specialistica, per cause da attribuite alla cattiva circolazione del sangue degli arti inferiori. Non ci furono miglioramenti e la 66enne andò all’ospedale di Ariano Irpino. Ma a smascherare l’errore fu un esame eseguito nell’unità operativa di radiologia e diagnostica dell’ospedale Maggiore “Pizzardi” di Bologna. Dalle immagini la presenza di un ago di sutura, dimenticato nella zona inguinale. Il referto medico - 16 maggio, ore 17.38 - chiarì tutto: «Si segnala la presenza di un corpo estraneo a densità metallica, filiforme a morfologia arcuata, localizzato in emiscavo pelvico destro».


Una prova inconfutabile di un caso di malasanità. «Da quel momento – spiega l’avvocato Angelo Ianniciello - abbiamo strutturato la nostra battaglia legale che ha avuto un concreto riscontro». Come si ricorderà, dopo la diffida formale alla struttura santangiolese e la querela contro i sanitari, l’allora procuratore della Repubblica di Sant’Angelo dei Lombardi, Antonio Guerriero, dispose il sequestro immediato della cartella clinica e fece scattare l’indagine della magistratura. Angelo Frieri, direttore sanitario del “Criscuoli”, dal canto suo dispose un accertamento interno. Nel frattempo, mentre alla donna, presso la clinica “Malzoni”, fu estratto il corpo estraneo, i tre dipendenti dell’Asl furono rinviati a giudizio. Ed oggi per loro un altro calvario giudiziario, con l’aggravante della condanna al risarcimento dei danni in sede civile. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino