Nel 2002 tuonò come una scomunica. «Don Vitaliano cacciato dalla chiesa». Anche se scomunica non era, ma solo una sospensione dalla sua parrocchia di...
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In realtà probabilmente pesavano soprattutto pressioni vaticane su monsignor Nazzaro, legate all'esigenza di punire don Vitaliano soprattutto per la partecipazione al «World Gay Pride» del 2000, durante il quale aveva accusato dal palco l'allora Segretario di Stato cardinale Angelo Sodano per il ruolo svolto in Cile durante gli anni della dittatura di Pinochet. Don Vitaliano fu poi successivamente «perdonato» da monsignor Francesco Marino, allora vescovo di Avellino.
Don Vitaliano però non fu pienamente reintegrato nelle sue funzioni dal vescovo Marino: non gli venne infatti restituita la parrocchia da cui era stato rimosso, quella di San Giacomo apostolo a Sant'Angelo a Scala. Fu fatto invece nel 2009 amministratore parrocchiale (che nel diritto canonico è una figura facente funzioni di parroco, senza però avere la titolarità della parrocchia) della chiesa di San Pietro e Paolo a Mercogliano, dove don Vitaliano era a tal punto amato dalla comunità che dopo la sua rimozione la popolazione aveva deciso in massa di non partecipare più alle funzioni religiose nella chiesa del paese, per poi cominciare a recarsi a Mercogliano, dopo che Vitaliano vi si era insediato.
Nel corso degli anni, quindi, è caduto anche l'interdetto a celebrare a Sant'Angelo a Scala che non il vescovo, ma uno dei parroci che era succeduto a don Vitaliano aveva stabilito e che gli impediva di fatto di celebrare nel paese dove era stato prete per oltre dieci anni. Ora con l'arrivo del nuovo vescovo di Avellino, Monsignor Arturo Aiello, Don Vitaliano diventa anche vice direttore della Caritas di Avellino. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino