Avellino, sos dagli infermieri al Moscati: «Noi aggrediti una volta al mese

Avellino, sos dagli infermieri al Moscati: «Noi aggrediti una volta al mese
Nove infermieri su dieci sono stati vittime, almeno una volta, di violenza sul luogo di lavoro. Praticamente tutti, secondo le stime dell'Ordine delle professioni...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Nove infermieri su dieci sono stati vittime, almeno una volta, di violenza sul luogo di lavoro. Praticamente tutti, secondo le stime dell'Ordine delle professioni infermieristiche (Opi). Il dato è allarmante. E l'Irpinia non è esente dal fenomeno.

La struttura più colpita è l'Azienda ospedaliera Moscati di Avellino dove negli ultimi tre anni è stato registrato, in media, un episodio di violenza (verbale o fisica) al mese, come denuncia anche il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche. «Abbiamo celebrato per la prima volta in Italia la Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari a quali va tutta la nostra solidarietà», spiega Modestino Matarazzo, vicepresidente Opi Avellino. «La prevenzione - continua il rappresentante degli infermieri - richiede che l'organizzazione identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le forze dell'ordine o altri oggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie per eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari. Solo l'impegno comune può migliorare l'approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro».

L'annus horribilis per il Moscati di Avellino è stato il 2019, quando soltanto tra gennaio e febbraio furono registrate 7 aggressioni (tra fisiche e verbali) agli operatori sanitari, quasi tutti infermieri: «Sono la categoria professionale più colpita», confermano il segretario territoriale e quello aziendale del Nursind, Romina Iannuzzi e Michele Rosapane. «Inoltre, il 78 per cento degli infermieri aggrediti è donna». La legge 113 del 2020 in materia di contrasto alle aggressioni al personale sanitario finora non ha dato i suoi frutti: «Al Moscati, si registrano continuamente casi di aggressioni verbali e fisiche contro gli operatori sanitari del pronto soccorso. Ma anche in altre unità operative il personale medico e infermieristico è preso di mira».

Nel 2020, nel pieno dell'emergenza pandemica per il Covid-19, la diminuzione drastica degli accessi ha determinato quasi la scomparsa del fenomeno. Ma l'anno scorso, a Contrada Amoretta c'è stato più di un caso eclatante: nel Covid Hospital, il lancio di un estintore verso un medico da parte di un parente di un degente; l'aggressione al triage del pronto soccorso da parte di un ragazzo in attesa di essere accettato che distrusse una porta scorrevole; qualche mese dopo, sempre in pronto soccorso, una coppia di coniugi aggredì due infermiere per poi picchiare una guardia giurata. «Dati ufficiali dicono ancora Iannuzzi e Rosapane non sono mai stati diramati. Ed è vero che il più delle volte le aggressioni, soprattutto quelle verbali, non sono segnalate dal personale».

A livello nazionale, i numeri degli episodi più o meno incresciosi sono da capogiro: secondo l'Inail circa la metà di tutte le aggressioni al personale sanitario è rivolta agli infermieri. E si tratta di 13-14 violenze al giorno, circa 5mila ogni anno. Di queste, le aggressioni fisiche ammontano a qualcosa come 2mila 900 casi. Ma le mancate denunce e gli episodi non rilevati dimostrerebbero che il numero di aggressioni è in verità molto più alto. In realtà, secondo l'Inail, le violenze verbali e fisiche sono almeno 10-15 volte più numerose. «Come sindacato delle professioni infermieristiche - dicono i rappresentanti del Nursind - ci batteremo affinché le aziende sanitarie e ospedaliere si costituiscano parte civile nei processi contro gli aggressori che con la loro violenza provocano danni non solo psicologici e fisici all'operatore sanitario ma all'intero sistema organizzativo aziendale. I processi giudiziari contro questi aggressori non possono durare anni, ma soprattutto questi fatti non possono essere trattati come reati comuni. La tolleranza zero deve partire soprattutto dall'applicazione della legge 113 del 2020». Infine l'appello: «Chiediamo alle aziende tutti gli sforzi possibili per migliorare la sicurezza strutturale, organizzativa e tecnologica degli operatori sanitari con l'obiettivo di prevenire episodi di violenza. Inoltre, riteniamo opportuno realizzare corsi di formazione sul tema».

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino