Blitz della Guardia di finanza nel bar dell'Azienda ospedaliera «Moscati». Le Fiamme gialle, giunte sul posto in borghese insieme agli ispettori del lavoro e ai...
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Nel corso dell'ispezione sono state fatte anche verifiche sulla regolarità dei contratti al personale, controlli sull'igiene alimentare, sulla pulizia dei locali e del laboratorio attiguo nonché sulla conformità delle uscite di sicurezza.
Un'intera mattinata passata nel bar dell'ospedale per gli uomini del comandante Gennaro Ottaiano: l'incartamento è adesso al vaglio per accertare l'assenza o meno di anomalie. Verifiche saranno effettuate anche nei prossimi giorni, secondo una modalità che è di routine in questi casi. Al momento sull'indagine vige il massimo riserbo e soltanto nei prossimi giorni si conoscerà l'esito dei controlli.
Non sono escluse sorprese che potrebbero sconvolgere gli equilibri a due anni e mezzo circa dall'indizione della nuova gara di appalto per selezionare l'impresa che dovrà gestire l'unico e per questo molto ambito bar del «Moscati» frequentato ogni giorno da migliaia di persone.
La storia del primo bando che portò all'affidamento fece discutere. Il bando risale a luglio del 2005: nonostante la notevole estensione della città ospedaliera (oltre 140mila metri quadrati), il numero dei dipendenti e il prevedibile flusso giornaliero di pazienti e familiari, la direzione strategica optò per la presenza di una sola attività commerciale di questo tipo.
A marzo dell'anno successivo fu definita la procedura di gara per un appalto della durata di 15 anni (in scadenza il 2022) da assegnare con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Successivamente, furono inviate le lettere d'invito alle 22 ditte che avevano risposto alla manifestazione di interesse. E alla data di scadenza per la presentazione delle offerte (fine aprile 2006), a Contrada Amoretta arrivarono 9 buste.
A novembre 2006 l'aggiudicazione alla «Nichelv», una società della famiglia Sichinolfi di Nusco, per 950mila euro. Alle sue spalle, la società cooperativa «Servizincoop» di Siracusa, che aveva offerto, invece, un milione e mezzo di euro. Ovvero, 550mila euro in più rispetto alla vincitrice che la spuntò perché la commissione giudicò migliore il progetto d'impresa. Il disciplinare, infatti, indicava i punteggi massimi per progetto (60 punti) e offerta economica (40 punti) e nel totale la «Nichelv» ottenne la valutazione più alta. Con l'allora direttore generale pro tempore Luigi Giordano costretto a rinunciare a oltre mezzo milione di euro di introiti.
Ulteriore clamore, il passaggio di consegne di un bar che prometteva floridissimi incassi con le quote «Nichelv» cedute dalla famiglia Sichinolfi a Nicola Mongelluzzo, un manager già responsabile amministrativo dell'agenzia di comunicazione Acme, con sede a Roma, fondata e presieduta da Giuseppe De Mita, figlio dell'ex premier e attuale sindaco di Nusco Ciriaco De Mita.
Altri elementi, che alimentarono dubbi all'epoca furono l'esenzione dal pagamento del canone di affitto per i primi tre anni (dal 2007 al 2010, che è l'anno del definitivo trasferimento di tutti i reparti dai plessi di viale Italia e via Pennini e del taglio del nastro ufficiale della cittadella), ma anche la gestione dei distributori automatici presenti nei reparti dell'ospedale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino