L'ultimo conforto lo ha trovato stringendo la mano al «sacerdote No global» che sedici anni fa proprio lui aveva rimosso dalla parrocchia di Sant'Angelo a...
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Grazie anche ai buoni uffici dell'attuale Abate della millenaria comunità verginiana, monsignor Riccardo Guariglia, i rapporti tra l'ex abate e don Vitaliano si erano stemperati da tempo. Frequenti le occasioni in cui i due sacerdoti, dopo le burrascose vicende del passato, si erano ritrovati a confronto. L'anziano vescovo, in stato di semi-incoscienza, ha accolto il saluto che gli ha rivolto don Vitaliano e gli ha teso la mano prima di morire.
Don Tarcisio, originario di Aiello del Sabato, ha dedicato tutta la sua vita al magistero benedettino: a soli 12 anni venne affidato dai genitori alla comunità monastica di Montevergine e da allora ha vissuto tutta la sua vita nel santuario dedicato a Mamma Schiavone, anche dopo la sua andata in pensione nel 2005. «Non era affatto una cattiva persona - dice don Vitaliano Della Sala, oggi parroco a Mercogliano dell'antica chiesa di Capocastello - è stato sempre severo prima con se stesso che con gli altri. Il suo rigore, forse, gli ha impedito di cogliere e accettare i cambiamenti che inevitabilmente finiscono per coinvolgere e interrogare anche la Chiesa. Ma questo - conclude il sacerdote che agli inizi degli anni Novanta pose sul campanile della chiesa la bandiera di Cuba in segno di protesta per le sanzioni all'isola di Fidel Castro - nulla toglie alla sua probità di sacerdote e monaco». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino