MONTORO - «Pretendo solo verità e chiarezza sulla morte di Luigi. Voglio sapere perché, dopo due tentativi di suicidio, non si è fatto qualcosa per...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Sulla morte del 44enne di Montoro, impiccatosi nella cella in cui era detenuto per maltrattamenti in famiglia, dopo un passato di tossicodipendenza e un presente fatto di cure psichiatriche e assunzione di psicofarmaci per la sua totale incapacità di gestire la rabbia, è stato aperto un fascicolo di indagine. «Non siamo ancora giunti a nessuna informazione certa. Per me Luigi si poteva salvare, sarebbe bastata un po' più di attenzione. Non mangiava più, due giorni prima di quel maledetto 18 luglio 2017 aveva incontrato alcuni familiari e aveva fatto capire che non ce la faceva più a stare lì dentro. I segnali del suo disagio erano evidenti» aggiunge la signora Landi. Chiede un'accelerazione delle indagini l'avvocato Vietri «c'è un fascicolo aperto contro ignoti per istigazione al suicidio, un'attività giudiziaria che, dopo un anno, deve arrivare alla sua logica conclusione. Da notizie che abbiamo noi, Della Valle aveva tentato altre due volte di farla finita prima di riuscirci. Per me il responsabile è lo Stato: è noto a tutti quale è la realtà delle carceri in questo Paese. Una situazione discutibile che andrebbe affrontata in maniera seria, potenziando il personale di polizia penitenziaria e dando maggiori supporti specialistici, prevedendo maggiori psichiatri e psicologi per curare adeguatamente persone che purtroppo non trovano posto nelle Rems nate per ospitare malati psichiatrici ma che soffrono anche esse di sovraffollamento, con liste di attesa lunghissime».
Eppure i fondi per migliorare l'assistenza psichiatrica in carcere ci sono, secondo D'Acunto: «il Ministero della Giustizia dà alla sola Asl di Avellino un milione e 800mila euro all'anno per garantire la sanità nelle tre strutture carcerarie irpine di Bellizzi, Lauro e Sant'Angelo». Dal carcere ad un altro caso sospetto, quello relativo al decesso, lo scorso 29 maggio, di Filomena D'Argenio, 83enne ospite della casa di riposo Villa Troisi di Montefalcione. Lo racconta la nipote della donna, Carmelina Mascolo. Chiesta la riesumazione della salma: «Mia zia è stata ricoverata in ospedale solo perché mia madre l'ha trovata immobile che respirava a fatica. Per la struttura di cui era ospite invece aveva solo una bronchite, avevano tranquillizzato anche il figlio con un messaggio che è agli atti dell'inchiesta». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino