Luca Trapanese, tutta la bellezza dell’imperfezione

L’assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli presenta alla libreria Mondadori Non chiedermi chi sono

L'assessore alle Politiche sociale di Napoli, Luca Trapanese
Un romanzo intenso, emozionante, che si snoda sul filo del sentimento della solidarietà, che aiuta a crescere anche chi la compie e non solo chi la riceve. Non chiedermi...

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Un romanzo intenso, emozionante, che si snoda sul filo del sentimento della solidarietà, che aiuta a crescere anche chi la compie e non solo chi la riceve. Non chiedermi chi sono (Salani, 224 pag. 16 euro) è il nuovo libro di Luca Trapanese, assessore alle Politiche sociali di Napoli che da anni lavora a sostegno di bambine e bambini disabili con la sua A ruota libera.

Il volume sarà presentato questo pomeriggio alle 17:30 alla libreria Mondadori di Avellino in Piazzale Amedeo Guarino (galleria Corso Vittorio Emanule) nell’ambito della rassegna di presentazioni ideata e curata dalla libraria Assunta D’Amore. Sarà presente l’autore: l’ingresso, come sempre, è libero fino a esaurimento dei posti.

Il protagonista, Livio, è un giovane che ha perso il suo migliore amico per una disgrazia. Vorrebbe partire per l’India, dove unirsi ai volontari, ma non è possibile. Così, don Gino, il parroco, gli parla di Vittorio, un ragazzo di un’intelligenza rara che, all’improvviso, si è chiuso in se stesso. Non esce dalla sua stanza, non si taglia la barba, non si cambia, ascolta “le voci” dentro di sé, indicative del suo disagio mentale. Livio inizia a frequentarlo, accorgendosi che, attraverso Vittorio, impara a conoscere anche se stesso. Un libro intenso, che nasce per dissipare la paura del diverso, sempre fonte di ricchezza, come dimostra la scelta dell’autore di adottare una bimba affetta dalla sindrome di Down. Da chi è diverso da noi, c’è sempre qualcosa da imparare, da capire, penetrando nel loro mondo. Il romanzo non indugia nei toni drammatici, ma ci guida a riscoprire il valore, l’interiorità dell’altro, anche se è lontano da noi per malattia psichica, cultura. Trapanese suggerisce che non possiamo chiuderci nel nostro dolore, ma dobbiamo aprirci sempre agli altri, anche nei momenti in cui siamo convinti di non riuscire a dare il meglio di noi.

Inoltre, il libro insegna che il disagio mentale, talvolta, nasce da una sensibilità profonda, che ha bisogno solo di essere compresa. Un romanzo emozionante, che risveglia anche la fiducia nei giovani. Livio, infatti, è un ragazzo che, anziché pensare al divertimento, crede in un mondo migliore ed offre il suo contributo, le sue energie per costruirlo. La percezione della condizione di chi è meno fortunato ci aiuta a conoscere meglio noi stessi, ad apprezzare anche le cose più banali della nostra quotidianità che ci sembra una routine. Il dolore degli altri ci rende più consapevoli della realtà, della possibilità ci perdere tutto in un attimo, amici, ricchezze, parenti. In questa precarietà dell’esistenza, il sostegno a chi è emarginato diventa anche terapeutico delle nostre ferite, dando un senso alle nostre giornate, scandite dagli stessi ritmi, dalle stesse abitudini. Donare un attimo di felicità o una speranza a qualcuno che soffre rende appagati noi stessi. Con dolcezza narrativa, Trapanese squarcia il velo dell’egoismo che ci rende sempre concentrati su noi stessi, per dare spazio ai drammi degli altri.

La solidarietà diventa anche un modo per tenere in vita chi, sfortunatamente, non c’è più. L’improvvisa scomparsa dell’amico del protagonista non si traduce nell’invito a vivere l’attimo, ma in impegno ad aiutare gli altri. Nel suo isolamento, Vittorio, il giovane che, improvvisamente, si ritrova nel tunnel della follia, dimostra che, anche nella sofferenza, si può ancora amare, affezionarsi a qualcuno. Una grande lezione di vita per Livio, che trova in Vittorio un giovane fragile, disorientato, ma animato da grandi ideali.

Non chiedermi chi sono è un inviato a credere ancora nell’umanità, nonostante la violenza crescente, le guerre che devastano, lo sfruttamento dei più deboli, l’emarginazione dei più poveri. Donare parte del proprio tempo a chi è meno fortunato è un gesto di amore per la vita. Restituire un sorriso a chi soffre dà senso alla nostra vita.

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Il Mattino