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«Vi supplico, non riportatemi a casa!». La ragazza di 21 anni tenuta per tre anni segregata in casa dalla madre si rivolge così al personale della struttura protetta dove è stata trasferita, assieme alla sorella, all'indomani dell'irruzione dei carabinieri nella casa a due piani di Aiello del Sabato, in provincia di Avellino, non lontana dal centro del paese.
L'odissea della giovane è durata tre anni, fino a quando la sorella ha trovato forza e coraggio per denunciare tutto alle forze dell'ordine: chiusa per giorni interi in camera, spesso legata al letto o alla scala interna dell'abitazione, un solo pasto al giorno e servizi igienici ridotti ad un bidone.
I vicini di casa parlano invece di «una famiglia perbene». «Non si vedevano né sentivano - dicono - uscivano per andare al lavoro e una volta a settimana per fare la spesa. Mai avuto alcun sospetto di quel che accadeva dentro la casa e mai sentito urla o richieste di aiuto». Dopo l'allontanamento del padre dall'abitazione di famiglia disposto dal Gip su richiesta della Procura di Avellino, nella casa sono rimasti a vivere due degli otto figli della coppia.
Gli altri quattro, tutti minorenni, sono stati trasferiti in una casa-famiglia e il sindaco di Aiello del Sabato, Sebastiano Gaeta, nominato loro curatore. Gaeta si è subito attivato per consentire ai bambini di riprendere la scuola attraverso la didattica a distanza e si sta adoperando per consentire il loro ritorno tra i banchi. La madre non si è presentata all'interrogatorio di garanzia: non è nelle condizioni fisiche e psicologiche, ha spiegato il suo avvocato, per sostenere l'interrogatorio. Alle domande del magistrato ha invece risposto il marito, accusato delle stesse ipotesi di reato contestate alla moglie.
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