ATRIPALDA - «Mio fratello Simone è morto a causa dell'uranio impoverito. In tutti questi anni siamo stati lasciati soli e l'Esercito ci ha ostacolato»....
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Mafalda sta portando avanti da mesi la propria battaglia «ma ci siamo sempre dovuti scontrare con un muro di gomma». Ora grazie all'Osservatorio Militare, con il responsabile dottore Domenico Leggiero, che si è interessato al caso ed è pronto a dare battaglia giudiziaria con l'avvocato Angelo Fiore Tartaglia, si è accesa una speranza. L'Osservatorio ha infatti richiesto alla famiglia la prima biopsia effettuata su un tessuto del corpo di Simone all'ospedale Cardarelli. «Un plico che reclama giustizia spiega Mafalda -. Un'analisi biomedica accerterà se ci sono particelle di uranio nella massa tumorale, come tutti quanti noi sappiamo».
Pochi giorni fa la sorella aveva inviato anche una lettera alla rivista «Difesa online» raccontando il calvario vissuto dopo la scoperta della malattia dal fratello che aveva prestato servizio al 9° Reggimento Fanteria, Brigata Pinerolo, presso la caserma «Lolli Ghetti» di Trani, dove a quei tempi vi erano mezzi e materiale proveniente dai Balcani. «Simone addetto al centralino viveva vicino al rimessaggio di questi mezzi scrive la sorella -. Dopo un anno fece le selezioni per passare in polizia da quel giorno è iniziato il nostro incubo. Durante le visite gli fu riscontrata una macchia ai polmoni, un Linfoma di Hodgkin al 4 stadio al Mediastino. In quel periodo, per quanto brutta la notizia, ci aggrappammo alla speranza che non fosse un tumore incurabile. Simone comunicò ai suoi superiori la diagnosi poi confermata dall'ufficiale medico dell'ospedale militare di Caserta. Il chirurgo che operò mio fratello ci parlò per primo della possibilità di essere entrato in contatto con materiale radioattivo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino