STURNO - Una denuncia forte, decisa, con il proposito di innalzare l'attenzione sullo stato della sanità campana. È quanto ha messo in atto Anna Maria Faruolo,...
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Tempi ben definiti, dunque. «Per una questione di vicinanza territoriale - spiega - e per non gravare eccessivamente sui miei familiari, che avrebbero dovuto accompagnarmi a sostenere queste terapie, scelsi di recarmi a Benevento. Non credevo di dover combattere così strenuamente più con il sistema sanitario che con la malattia che, fortunatamente, mi apprestavo a sconfiggere».
La 64enne, secondo le prescrizioni mediche, avrebbe dovuto cominciare il ciclo il giorno 5 novembre 2018 per terminare entro e il 30 dello stesso mese. Nulla di tutto ciò, purtroppo, è avvenuto: «Il macchinario per ben 6 volte non è risultato funzionante. Il giorno 5 novembre, il primo di terapie, il 13, il 14 il 30, il 3 e il 4 dicembre. Rispetto alle ultime tre date i giorni di interruzione sono stati, di fatto, anche cinque consecutivi».
In soli due casi la paziente è stata avvisata preventivamente dell'interruzione: «Le altre 4 volte sono arrivata a Benevento e sono stata rimandata a casa». Il motivo? La connessione internet. «Mi è stato detto più volte che la connessione deve essere potenziata e che gli appelli, che pure sono partiti dal Sannio, non sono stati recepiti da chi di dovere».
A farsi portavoce del problema è stata proprio Anna Maria che con la sua caparbietà ha chiesto chiarimenti agli oncologi ed ai fisici del nosocomio: «Il problema principale - evidenzia - è che non so precisamente quali siano le conseguenze di queste continue interruzioni. In ospedale mi hanno rassicurata ma - precisa - se ci sono dei cicli da rispettare bisogna farlo. Non stiamo parlando di un raffreddore ma di un problema grave che deve essere affrontato in maniera seria». Il ciclo di terapie della signora Faruolo si è concluso il giorno 10 dicembre, dieci giorni dopo il previsto, lasciando tanta amarezza nella testa della paziente: «Dico a tutte le donne di informarsi e di scegliere bene dove recarsi per sottoporsi ad una cura salvavita. E suggerisco, al contempo, a chi gestisce le strutture sanitarie di dire a chiare lettere se un servizio può essere espletato e in che maniera». E pensare che la vicenda della signora Faruolo si era aperta con una storia di buona sanità: «Ho avuto la fortuna - racconta - di scoprire il carcinoma grazie ad uno screening presso l'Ospedale Criscuoli di Sant'Angelo dei Lombardi, dove da poco era stato messo in funzione il mammografo 3D che, di fatto, mi ha dato la possibilità di vedere bene e prima il male da sconfiggere». La battaglia legale contro il «Rummo», assicura, continuerà: La querela è stata depositata e non ho intenzione di arretrare. Se sono stati commessi degli errori vanno accertati». L'azienda ospedaliera si è riservata di replicare nelle prossime ore. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino