Battute conclusive del processo in primo grado in corso ad Avellino per la strage del bus precipitato il 28 luglio del 2013 dal viadotto «Acqualonga» dall'A16...
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Nell'udienza di oggi sono intervenuti i difensori dei dirigenti e funzionari succedutisi alla direzione del VI Tronco, con sede a Cassino, in capo al quale è la responsabilità della manutenzione autostradale. Nei loro interventi hanno ricordato che i controlli sulla rete di competenza vengono effettuati nell'intero arco delle 24 ore da personale che percorre circa 300 km al giorno a bordo di un automezzo della società per rilevare eventuali problemi e criticità presenti sulla rete. Controlli che non rendono possibile, hanno spiegato i difensori di Michele Maietta, Antonio Sorrentino, Gianluca De Franceschi, di verificare lo stato interno dei «tirafondi» (i bulloni che fissano al suolo i new jersey, ndr) attraverso la mera osservazione visiva. Gli stessi avvocati hanno ricordato però che le verifiche delle barriere protettive effettuate anche da enti terzi non hanno mai fatto emergere criticità. Il difensore di Marco Perna, l'ingegnere responsabile del progetto di sostituzione e potenziamento delle barriere di sicurezza, a sua volta ha insistito sulla non prevedibilità e non evitabilità dell'evento.
Nell'udienza del 21 dicembre interverranno tra gli altri i difensori dell'attuale Ad di Autostrade spa, Giovanni Castellucci, e dell'ex condirettore generale, Riccardo Mollo. Per tutti gli imputati, il procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo, ha chiesto la condanna a dieci anni di reclusione per omicidio colposo plurimo e concorso in disastro colposo. Per i due funzionari della Motorizzazione Civile di Napoli, Antonietta Ceriola e Vittorio Saulino, che secondo l'accusa avrebbero contraffatto la mai avvenuta revisione del veicolo, l'accusa ha chiesto la condanna rispettivamente a 9 e 6 anni. La condanna più severa, 12 anni di reclusione, è stata invece richiesta per Gennaro Lametta, proprietario del bus. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino