Camera di commercio Irpinia-Sannio, duello tra gli enti e numeri «ballerini»

Camera di commercio Irpinia-Sannio, duello tra gli enti e numeri «ballerini»
Undici voti a favore, cinque contrari e undici astenuti. All'appello del primo Consiglio della Camera di Commercio Irpinia-Sannio, quello post definizione della squadra di...

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Undici voti a favore, cinque contrari e undici astenuti. All'appello del primo Consiglio della Camera di Commercio Irpinia-Sannio, quello post definizione della squadra di giunta, mancavano anche sei componenti (33 in totale i seggi). Ed è subito duello tra i due territori.

Il presidente Pino Bruno parla di assenze giustificate. All'ordine del giorno l'approvazione della situazione contabile alla data dell'insediamento e i bilanci di esercizio infrannuali 2022 predisposti dai commissari delle preesistenti Camere di Benevento ed Avellino. Provvedimenti di carattere tecnico, dunque. Ma la dimostrazione è plastica di una maggioranza non proprio compatta. Le astensioni non si traducono per forza in dissenso. E gli assenti potrebbero comunque sostenere la linea Bruno. Ma il voto dell'altro ieri è stato un segnale. Che sicuramente arriva forte e chiaro da una fetta della rappresentanza sannita. A bocciare i provvedimenti i cinque membri dell'assemblea di Unimpresa capitanati da Ignazio Catauro, tra i più convinti e determinanti sostenitori del presidente in carica. «In realtà - chiarisce Catauro - il nostro voto contrario era stato già annunciato in giunta. Avevamo chiesto chiarimenti sull'atto, che non abbiamo ricevuto; ci siamo così visti costretti ad esprimerci negativamente». È stato dunque dato il benservito a Bruno? «Se proprio vogliamo metterla in questi termini puntualizza, ironicamente è stato proprio lui a darselo da solo. Un ente si guida democraticamente; sinora abbiamo avuto la sensazione che voglia esercitare da solo il comando. Noi non ci stiamo». Ma non è che ci sono ragioni più concrete come la sua mancata investitura alla guida dell'azienda speciale Valisannio? «Di certo risponde con franchezza il diretto interessato il silenzio del presidente su questo punto ha pesato per almeno per il 50% sulla nostra decisione. Dico subito che non è una questione di mero potere ma di rispetto degli accordi, che è venuto meno». In che modo? «Alla vigilia dell'insediamento avverte l'intesa sottoscritta in maniera chiara dalla maggioranza prevedeva che la presidenza della Camera toccasse ad Avellino e quella dell'azienda a Benevento. Ad oggi, si è osservata solo la prima parte del patto; la seconda, no». Un accordo, che viene confermato da Salvatore Loffreda, direttore generale della Coldiretti, coordinatore della cordata a sostegno di Mastroberardino alla guida dell'ente: «Per quanto ne so, le cose stanno così e doveva essere appunto Catauro il consigliere incaricato da Bruno alla presidenza della Valisannio. Cosa sia accaduto poi, lo ignoro. In ogni caso peggio di così non poteva andare. Il futuro, a questo punto, è davvero incerto». 

Più politico ma non meno duro il giudizio di Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale della Coldiretti: «Mi dispiace dire che l'avevamo detto. È accaduto quello che avevamo previsto soprattutto per il comportamento del presidente che, ad un certo punto delle trattative in corso per definire gli assetti, decise di giocare con altri una partita, che aveva iniziato con noi. È evidente che il consiglio, stando ai risultati incontrovertibili, non ha più maggioranza». 

Per la Cia non esiste «un pregiudizio sul presidente che intendiamo, più in generale, appoggiare. È indispensabile tuttavia, che ci siano i necessari chiarimenti». Chiarimenti che Bruno è sempre pronto a fornire. 

In ogni caso, il numero uno dell'ente camerale si dice sereno e fiducioso. Anche Antonio Campese, ultimo presidente della Camera di Commercio di Benevento, bolla come «tempesta in un bicchier d'acqua» la vicenda. E aggiunge: «Non comprendo i motivi che hanno portato a tale stato di cose. Si trattava di approvare bilanci consolidati. Allo stesso modo non capisco la posizione di Confindustria (sannita, ndr), che non si candida, si astiene, limitandosi a chiedere l'istituzione di una commissione per la stesura dello statuto che è un atto imposto dalla legge e non dalla concessione del presidente».

La verifica vera sui numeri del Consiglio si avrà solo più avanti, quando si parlerà di programmi. In questo periodo di sicuro ci sarà lavoro per le diplomazie. E non si esclude una seconda vicepresidenza ad appannaggio del Sannio, oltre quella già assegnata all'irpino Oreste La Stella

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Il Mattino