Le mani del clan Cava sul Comune: «A Pago gestiva tutto Maffettone»

Le mani del clan Cava sul Comune: «A Pago gestiva tutto Maffettone»
«A Pago Vallo del Lauro gestiva Giulio Maffettone che era un esponente di spicco del clan Cava». Queste alcune delle dichiarazioni rese dal pentito Aniello Acunzo, il...

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«A Pago Vallo del Lauro gestiva Giulio Maffettone che era un esponente di spicco del clan Cava». Queste alcune delle dichiarazioni rese dal pentito Aniello Acunzo, il collaboratore di giustizia dall'agosto del 2013, ascoltato in videoconferenza durante il processo sulle connivenze tra amministratori del comune di Pago del Vallo di Lauro e la criminalità organizzata locale. «Ho conosciuto Giulio Maffettone quando è uscito dal carcere e sono andato a prenderlo davanti alla casa circondariale di Benevento».


Il pentito, ascoltato come teste della pubblica accusa, e citato dal pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Napoli, Francesco Soviero, ha focalizzato l'attenzione anche su un altro esponente del clan Cava, Luigi Vitale, imputato nel processo.

«Quando mi sono trasferito a Pago con la famiglia Vitale, c'era solo un'amicizia, ma non so cosa facesse Luigi per i Cava. Successivamente quando Biagio Cava fu tratto in arresto, Vitale si mise a fare attività illecite per il clan Sangermano».
 
Nel corso dell'udienza di ieri è stato ascoltato anche l'ex assessore del comune di Taurano, Michele Bonfiglio che ha chiarito alcuni aspetti legati al taglio della legna - episodio al centro dell'inchiesta - avvenuto in un fondo di proprietà del comune di Pago del Vallo di Lauro, adiacente ad un terreno di proprietà del Comune di Taurano.

«Venni informato di questo taglio di alberi, in località Viticito, ha spiegato l'assessore Buonfiglio così chiamai Andrea Amoroso (imputato) in quanto ricopriva la carica di vicesindaco a Pago del Vallo di Lauro. Ma poi non seppi più nulla della vicenda». Ma dall'attività investigativa emerge un'intercettazione ambientale dalla quale si evince che il sindaco, Giuseppe Corcione, alla sbarra degli imputati con le pesanti accuse, fosse a conoscenza del furto di legname, che ad avviso degli inquirenti sarebbe stato posto in essere da Raffaele Scibelli, ma con l'espressione «io rispetto o cane per o padrone» avrebbe messo a tacere la situazione, in quanto l'autore del furto, faceva parte del clan.

Affermazione dell'ex sindaco, rivolta a Maffettone. Quest'ultimo, così come si evince dalle intercettazioni ambientali effettuate nella stanza del primo cittadino suggerì invece di non lasciar correre sulla vicenda, tanto «li giù nessuno lo può vedere» facendo riferimento a Raffaele Scibelli, dopo il pentimento del fratello. Infine è stato ascoltato anche Maccaldo Cordasco, responsabile della cooperativa Irpinia Avanti, dedita alla raccolta dei rifiuti nel comune di Pago. «Ho assunto, su segnalazione del sindaco e del suo vice, Vincenzo Grasso e Giuseppe Sepe, senza che i due rientrassero nelle categorie protette, ma non ho ricevuto da parte degli amministratori alcuna pressione».


La prossima udienza si svolgerà il 9 novembre prossimo, per ascoltare i testi rimanenti dell'accusa per far luce sulle presunte connivenze tra gli amministratori del comune di Pago del Vallo di Lauro, costituito parte civile e rappresentato dall'avvocato Angelo Polcaro. Gli imputati sono difesi da Raffaele Bizzarro, Alfonso Forgiuele, Gaetano Aufiero, Claudio Frongillo e Annibale Schettino. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino