Per conquistare la scena ci ha messo nove ore racchiuse tra due allenamenti e una conferenza stampa di presentazione. Ad Avellino, piazza a lui ostile per colpa di una esultanza...
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Parole che non sono sfuggite alle attente orecchie del tecnico apparso tranquillo ed al tempo stesso emozionato: «Aspettavo questo momento dal 1999, da quando per una notte mi sentii allenatore dell'Avellino. Il giorno dopo - ha ricordato Capuano- Sibilia ci ripensò e scelse Belotti. Da allora ho sempre avuto questa piazza come obiettivo principale. Oggi che ci sono riuscito mi sento fiero ed orgoglioso. Per salvare questa squadra sono pronto a lottare come un guerriero e versare due litri di sangue al giorno perché questa è l'occasione della mia vita». Nell'accettare la sfida, infatti, Capuano ha sottolineato di essere ambizioso: «In questi anni - ha ammesso- sono stato anche io a contribuire alla distruzione della mia carriera. Questo è un mondo in cui non sempre si può dire quello che si pensa e forse ne ho pagato le conseguenze. Il mio modo istintivo di 10 anni fa, probabilmente, mi ha penalizzato. Oggi mi comporterei diversamente. Sarri è arrivato in Serie A a 56 anni. Io ne ho 55 e sono solito lavorare 24 ore su 24. Chissà che Avellino non possa essere il mio trampolino e, perché no, farmi conquistare la B con i lupi. Mi farebbe piacere aprire un ciclo. Ci metterò il cuore». Promessa che ha tramutato in giuramento:«Da martedì - ha continuato- mi sono lanciato nel fuoco e sono ancora più convinto rispetto al mese di agosto. Non ho paura del calendario e nemmeno la squadra ha paura. Rispetto per tutti, paura di nessuno. Mi porterò i giocatori dietro e darò loro fiducia. Il primo sarà Alfageme che mi deve seguire. Se io sono sempre il Capuano con... gli attributi, vedrete che si riscatterà. I miei lupi saranno feroci e azzanneranno persino voi giornalisti. Questa squadra è stata bene allenata da Ignoffo ma adesso ha dei problemi anche di autostima. Ci lavoreremo, cosi come cambieremo qualcosa tatticamente». Quando gli è stato ricordato l'episodio dell'esultanza, però, quello che fino ad allora era stato il serafico Capuano è passato al contrattacco smentendo chi lo accusava di aver proferito la frase chi non salta è di Avellino. Per cinque minuti il mister ha interrotto la conferenza urlando: fatemi vedere il video o non vado avanti!. La situazione è tornata alla normalità solo quando gli sono state mostrate le immagini che gli hanno dato ragione: «Se ricordate bene - ha puntualizzato- si giocò a porte chiuse perché all'interno della stadio furono trovate delle molotov e la sera precedente la passammo al fianco di un calciatore (Castaldo) che stava molto male.
Vincemmo contro la squadra più forte del campionato che poi andò in Serie B. Non avevamo battuto il Pescopagano o il Serino, avevamo battuto l'Avellino. Al termine della partita mi trovai una marea di gente di Castellammare di Stabia ad esultare su una macchina. Oggi mi vergogno anche di quello che ho fatto, ma sfido chiunque a non reagire come feci io in quell'occasione. Non ho mai gridato quella frase. Non mi devo far perdonare nulla perché mi feci travolgere dal momento». Attraverso un messaggio sul suo profilo facebook,infine, Giovanni Ignoffo ha indirizzato un saluto diplomatico alla piazza: Voglio ringraziare - ha scritto Ignoffo- le persone che fin qui mi hanno dato l'occasione di allenare l'Avellino Calcio, in primis la proprietà, il direttore tecnico Salvatore Di Somma e di seguito quanti sono stati al mio fianco (il team manager, l'ufficio stampa, i massaggiatori, i dottori, il magazziniere e tutto lo staff) per costruire e avverare un sogno, un obiettivo raggiungibilissimo. Un grazie particolare lo rivolgo al gruppo. Una squadra che mi ha sempre seguito e dimostrato grande attaccamento. Grazie Avellino, sarò sempre il primo tifoso che vuole il bene di questa squadra e di questa città.
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Il Mattino