Clan Pagnozzi, Clemente risponde al gip «Da anni estraneo alla criminalità»

Gli interrogatori di garanzia

«Da anni sono estraneo a qualsiasi tipo di dinamica delinquenziale». A sostenerlo davanti al gip del tribunale partenopeo il presunto boss del clan Pagnozzi, Fiore...

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«Da anni sono estraneo a qualsiasi tipo di dinamica delinquenziale». A sostenerlo davanti al gip del tribunale partenopeo il presunto boss del clan Pagnozzi, Fiore Clemente, che ieri mattina nel carcere di Benevento è stato sottoposto all'interrogatorio di garanzia, affiancato dal suo avvocato Valeria Verrusio. Fiore Clemente ha deciso di rispondere a tutte le domande del giudice per le indagini preliminari che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per 14 indagati considerati dagli inquirenti presunti componenti del sodalizio criminale, clan Pagnozzi. Ha precisato anche di «non conoscere in alcun modo i giovani di Airola, di Sant'Agata dei Goti e di Moiano, a mio avviso tutte le circostanze riguardanti summit, incontri ed episodi intimidatori raccontati dai giovani sono per solo un modo per vantarsi e accaparrarsi un ruolo di potere anche intimidatorio che non avevano».

Fiore Clemente è considerato dai pubblici ministeri della Dda, l'organizzatore e capo del Clan Pagnozzi, insieme al figlio Rinaldo Clemente e a suo cognato Umberto Vitagliano detto "o Geometra" tutti residenti a San Martino Valle Caudina. I congiunti di Fiore Clemente, invece si sono sottoposti giovedì ad interrogatorio e hanno respinto anche loro le accuse mosse nei loro confronti. La Direzione distrettuale antimafia ha stretto il cerchio sul gruppo attivo nella Valle Caudina, ricostruendo lo scenario dell'attività di Pietrantonio Morzillo che con altre dieci persone, in particolare il sammartinese figlio di Fiore, Rinaldo Clemente (41enne di San Martino Valle Caudina considerato un collaboratore di Fiore Clemente in particolare uno degli esattore del clan), e i fratelli Biagio, Alessandro e Pasquale Massaro di Airola, è accusato in concorso di estorsione e associazione per delinquere con le aggravanti «di aver commesso il fatto avvalendosi della condizioni di assoggettamento e di omertà al fine di agevolare l'organizzazione camorristica clan Pagnozzi operativo tra le province di Avellino e Benevento».

Inoltre Fiore Clemente è considerato dagli inquirenti uomo di fiducia di Domenico Pagnozzi (primogenito di Gennaro, arrestato nel luglio 2013 essendo stato condannato all'ergastolo per un vecchio omicidio e condannato in via definitiva a 30 anni nel 2020), dopo aver trascorso molti anni in carcere per una serie di condanne, era tornato in libertà, anche se sorvegliato dalle forze dell'ordine, nel 2021 dopo una serie di assoluzioni per violazioni delle misure di sorveglianza. L'11 febbraio 2022 rimase ferito insieme al nipote Giovanni Pacca davanti al supermercato di San Martino. Agguato, considerato non di stampo camorristico dalla Dda e per il quale è stato condannato, nel febbraio 2023, Salvatore Di Matola a 8 anni e 4 mesi di reclusione. Dalle indagini successive emerse che alla base del ferimento del 67enne Fiore Clemente vi fossero stati già degli attriti tra i due o un litigio con la moglie del boss. Ora l'avvocato Valeria Verrusio, difensore dei tre indagati irpini, è a lavoro per presentare le istanze davanti al tribunale del Riesame e chiedere l'attenuazione o la revoca delle misure cautelari. 

 

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Il Mattino