I carabinieri della compagnia di Montella, in provincia di Avellino, a seguito di complessa indagini hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura coercitiva...
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Le indagini sono iniziate a maggio dello scorso anno, nei confronti di un gruppo di soggetti altamente specializzato dedito alla commissione di azioni predatorie ai danni di imprenditori agricoli. In particolare, l’attività trae origine da un controllo effettuato nottetempo dai carabinieri dell’aliquota radiomobile della compagnia di Montella che, durante lo svolgimento di un servizio perlustrativo, rinvenivano fermo sul ciglio della strada un trattore, rubato poco prima da una locale azienda agricola. Gli approfondimenti info-investigativi permettevano di documentare le responsabilità di due coniugi di Montella, lui 49enne e lei 45enne, promotori e coordinatori delle azioni furtive, che impiegavano gli altri complici indagati nel compimento dei furti e nella commercializzazione delle macchine rubate. In particolare il ruolo primario e centrale della donna in posizione quasi egemonica rispetto agli altri ed al marito: decisivo quindi il suo ruolo apicale.
Inoltre emergeva una consolidata professionalità e specializzazione estrinsecatesi nell’individuazione delle aziende ove compiere i colpi, nonché dei mezzi da asportare secondo le esigenze, nella valutazione dei rischi, nella scelta delle modalità esecutive, nell’attività di studio e preparazione dei colpi da mettere a segno, nella falsificazione di documenti e nella dissimulazione dei mezzi e loro manipolazione al fine di ostacolarne il riconoscimento e quindi l’illecita provenienza. Molteplici furti di macchine, attrezzi ed utensili di impiego agricolo, sono stati commessi nell’area dell’Alta Irpinia, nel Salernitano e nel Viterbese, con contatti con ambienti delinquenziali anche della provincia di Terni e Grosseto. La successiva attività di riciclaggio della refurtiva era preceduta dall’adozione di meticolosi accorgimenti, utili a dissimularne le originarie caratteristiche ed alterarne i documenti di circolazione. Le richieste dei ricettatori avvenivano tramite messaggi su WhatsApp.
Progressive operazioni di perquisizioni permettevano di recuperare, oltre a numerosa attrezzatura come decespugliatori, frese, motoseghe, trapani, in parte restituita agli aventi diritto ed in parte donata su disposizione della Procura di Avellino ad un ente di beneficenza, anche quattro trattori ed un escavatore, per un valore complessivo di circa 150mila euro, restituiti agli aventi diritto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino